martedì 5 novembre 2013

QUANDO LA CHEVRON FU CONDANNATA A RISARCIRE I DANNI FATTI IN AMMAZONIA

Il colosso petrolifero Chevron, nel 2011, fu condannata a pagare 8,6 miliardi per i danni ambientali in Amazzonia. Dopo 17 anni di battaglie giuridiche un tribunale ecuadoregno ha ritenuto colpevole la Texaco (divenuta poi Chevron) di aver accidentalmente versato nell’ambiente 64 milioni di litri di petrolio, a causa di rotture accidentali di oleodotti, tra il 1964 ed il 1990.
Meno accidentale, invece, sarebbe la fuoriuscita di oltre 68.000 milioni di litri di rifiuti tossici, nei fiumi amazzonici e l’abbandono di 900 pozze piene di residui delle estrazioni petrolifere. Uno dei maggiori disastri ambientali e umani della storia: oltre alla catastrofe ambientali si stima che le sostanze tossiche potranno provocare quasi 10.000 morti di cancro entro il 2080.
Il risarcimento servirà a ripristinare i terreni, a curare i malati e a ricreare l’originario ecosistema. Sembra comunque che gli avvocati che rappresentano i 30.000 indigeni e coloni della provincia di Sucumbios, che per primi hanno denunciato la compagnia, vogliano fare appello: la richiesta originaria di risarcimento era infatti di 113 miliardi.

La multinazionale americana potrebbe evitare la pena. Un Trattato bilaterale tra gli Usa e l’Ecuador firmato nei primi anni ’90 sancì che Chevron sarebbe stata libera da ogni obbligo, nel caso avesse riempito almeno un terzo delle “piscine” costruite per contenere gli scarti dell’estrazione petrolifera


Infatti, questa sentenza  fu una grande sconfitta per l'umanità
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