sabato 16 novembre 2013

I SANTI PALAZZI. STORIA DI UN MISTERO TRA CHIESA E MASSONERIA

Dal sodalizio tra la P2 e Marcinkus all'apertura del Goi a papa Francesco. Gli incroci tra le logge segrete e il Vaticano.

di Barbara Ciolli
Tanti sospetti, poche certezze. Quando il conclave si avvicina, le accuse soffiano come il vento. Di prelati gay, massoni e scandali sessuali abbonda il libello Via col vento in Vaticano, scritto nel 1999 dagli anonimi Millenari, quando il Parkinson spingeva il pontefice Karol Woytila verso l'infermità. Il pamphlet andò a ruba, mettendo alla berlina i 'peccati', spesso veri, di cardinali e monsignori.
Ma neanche nella guerra furibonda scoppiata nella Curia romana, prima delle dimissioni di Benedetto XVI, i corvi si sono risparmiati.
Uno di loro ha raccontato ai supercommissari, che indagavano in Vaticano sulla fuga di notizie, di essersi messo nelle mani di una «loggia massonica formata anche da cardinali», per far fuori il segretario di Stato Tarcisio Bertone e porre fine «all'anarchia» nella Santa sede, salvando così il papa.
Si è detto poi che Bertone coltivava relazioni mondane con «ambienti massonici» esterni. E che la perizia psichiatrica per cacciare Ettore Gotti Tedeschi, uomo dell'Opus dei, dalla presidenza dello Ior era stata vergata dal massone Pietro La Salvia, della Loggia del Monte Sion.
IL SODALIZIO MARCINKUS-P2. Tutto vero? In parte sì. Da sempre la Chiesa cattolica si considera inconciliabile con la massoneria. Ma, sul piano del potere temporale, le commistioni d'interessi e le frequentazioni occulte con le logge segrete esistono almeno dagli anni del sodalizio finanziario tra monsignor Paul Casimir Markincus, patron dello Ior, e i piduisti Roberto Calvi e Michele Sindona.
Altra cosa è appurare se, di sera, alcuni porporati svestono l'abito talare, per indossare il grembiulino di un'ineffabile loggia vaticana. Di liste e pizzini - smentiti sia dalla Chiesa sia dalla massoneria - ne sono circolati a bizzeffe. Ma prove certe non ce ne sono.
IL RIFIUTO DELLA SANTA SEDE. Al di là del dialogo aperto durante il Concilio vaticano II e di qualche prete eretico, folgorato dalla squadra e dal compasso, la risposta delle Santa sede alla mano tesa dal Grande oriente d'Italia (Goi) è sempre stata un irremovibile no.
«Nella dottrina bisogna essere durissimi. La Chiesa crea una società di cristiani, la massoneria di disperati», dice a Lettera43.it una fonte cattolica esperta in materia, ben addentro ai sacri palazzi romani. Ma se la teoria è chiara, la pratica è un'altra cosa. «Ne conosco tanti di liberi muratori», continua l'anonimo informatore, «esistono buoni massoni e cattivi cristiani...».
La riprova che certi steccati, tra i due nemici storici, sono ormai caduti l'ha avuta la stessa articolista. Che quando è andata a parlare del tema spinoso con un massone, casualmente ha incontrato un prete.

Papi massoni e chiese piramidali: infiltrati o infiltranti?

Libera Chiesa in libero Stato è la regola che, da separati in casa, vige tra gli esponenti più tolleranti delle due comunità.
L'ala tradizionalista del clero, tuttavia, non transige. E a ogni aleggiare sospetto del «fumo di Satana» sopra le mura leonine, non perde occasione per denunciare infiltrazioni.
A volte l'associazione di prelati e addirittura papi - in genere vicini all'ala progressista della riforma liturgica - a simbologie massoniche è talmente forzata da apparire un'ossessione anti-modernista di chi teme una nuova breccia di Porta Pia.
Vale, per esempio, per papa Paolo VI: a detta del padre comboniano Luigi Villa, il pontefice era un «omosessuale», lupo tra i «lupi adoratori di Lucifero» che, dopo aver arruolato Sindona come consulente per lo Ior, avrebbe reso il Concilio vaticano II ostaggio dei complotti massonici e della P2.
PAOLO VI E IL PENTALFA. Ma fatte le dovute tare, non tutte le segnalazioni dei rigoristi sono da scartare.
Curiosamente, durante la sua crociata contro Giovanni Battista Montini don Villa scoprì che, sulla porta di bronzo della Basilica di San Pietro raffigurante lo stesso pontefice, Paolo VI era rappresentato con una stella a cinque punte sulla mano: nientemeno che un pentalfa massonico, prontamente rimosso.
Con la massoneria, secondo le malelingue, avrebbe  flirtato anche il pontefice precedente, Giovanni XXIII: il papa buono che, da nunzio apostolico a Parigi, prima di inaugurare l'era delle riforme avrebbe coltivato assidue frequentazioni con l'ordine segreto dei Rosacrociani.
E persino il papa più insospettabile di tutti, Benedetto XIV autore, nel 1751, di uno dei primi anatemi di scomunica contro i liberi muratori (600 bolle in oltre 200 anni di storia), sarebbe stato in forte odore di massoneria. Affiliato addirittura, e pure con l'alto grado di cavaliere.
LA CHIESA COL COMPASSO. Che gli ambienti clericali  fossero talvolta contigui alle altolocate consorterie massoniche lo dimostrano anche alcuni monumenti architettonici. Come la chiesa neoclassica (mai sconsacrata) di Maria Maddalena di Venezia, edificata dal confratello Tommaso Temanza per ordine della famiglia Baffo, membro di una potente loggia frequentata anche da Giacomo Casanova.
Sull'architrave della porta d'ingresso dell'edificio, sotto una piccola croce, spicca ancora oggi un grande occhio massonico, iscritto in un cerchio dentro un'enorme piramide.
«Gli intrecci tra Chiesa e massoneria sono sempre esistiti e a livello locale ci sarà stato pure qualche vescovo massone», spiega a Lettera43.it lo storico Aldo Giannuli, esperto d'eversione ed ex consulente della Commissione parlamentare sulle stragi. «Ma non credo alla storia della Loggia vaticana conciliare. In Curia l'attenzione è altissima e i servizi segreti della Chiesa sono fin troppo potenti per farsi infiltrare. Casomai è vero il contrario. Doppi e tripli giochi sono possibili, ma è sempre difficile capire chi infiltra chi».

Dal dialogo degli Anni 70 al gelo di Woytjla e Ratzinger

In passato, gli intimi del Venerabile Licio Gelli hanno fatto i nomi e i numeri delle tessere della Loggia della Sancta romana ecclesia.
Per uno degli affiliati alla P2, la massoneria vaticana era addirittura un distaccamento della Gran Loggia inglese del duca di Kent: la madre di tutte le massonerie, che Gelli in persona osò definire «potentissima e composta solo da cardinali e alti prelati».
Nel 1978, su Op (Osservatorio Politico), il giornalista della P2 Mino Pecorelli pubblicò la famosa lista dei 121 ecclesiastici massoni, tra i quali spiccavano monsignor Marcinkus ed eminenti papabili come l'arcivescovo di Roma Ugo Poletti, il segretario di Stato vaticano Jean Villot e il cardinale Agostino Casaroli che, dal 1979, sarebbe diventato il segretario di Stato di Karol Wojtyla.
La bomba dell'elenco - da anni in circolazione in Vaticano e all'estero - deflagrò alla vigilia della morte di Giovanni Paolo I (il papa anti-massoni dei 33 giorni), e del conclave che avrebbe poi eletto al soglio pontificio il polacco Woytjla.
IL DIALOGO DEL CONCILIO. I tempi erano turbolenti. Per anni, sull'attendibilità della lista si indagò fuori e dentro la Santa Sede, per ordine di diversi cardinali. Ma nessun prelato fu mai scomunicato. E nel 1981, dalle liste della P2 non saltò fuori alcun religioso.
Fu «un periodo di grande fragilità», ammettono oggi dai palazzi sacri. Perché, come nei peggiori incubi dei tradizionalisti, sull'onda del Concilio vaticano II negli Anni 70 fu davvero aperto un tavolo ufficiale tra massoni e prelati progressisti.
Uno di loro, il dialogante più entusiasta padre Rosario Esposito («massone fino al profondo dello spirito», si definì), in vecchiaia arrivò ad affiliarsi alla Gran Loggia d'Italia, prima di morire nel 2009.
Anche per chiudere la pagina nera della P2, complici le trattative con il governo di Bettino Craxi sulla revisione del concordato tra Stato e Chiesa, nel 1983 dal nuovo Codice di diritto canonico sparì la parola «scomunica» contro i massoni. Più genericamente, la punizione sarebbe andata poi a colpire «chi dà il nome a un'associazione che complotta contro la Chiesa».
SCOMUNICA BLOCCATA. Ma tutto passa. E, come nella Bibbia, anche per i massoni le acque del Concilio si sono aperte e presto richiuse.
Per mettere a tacere le voci insistenti di una grande svolta, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger - unico cardinale, si insinuò, a votare no alla revoca della scomunica - fece controfirmare una sua nota a Woytjla, ribadendo: «Chi si iscrive alla massoneria fa peccato mortale e non può accedere alla comunione. Il giudizio della Chiesa resta pertanto immutato».
Uscita dalla porta, la scomunica era rientrata dalla finestra, in un lungo inverno che sarebbe durato (almeno) fino al 2013.
«A Prato invitiamo i religiosi ai nostri dibattiti, ma loro ci ignorano», stringe le spalle Giancarlo Calamai, presidente della Camera rituale dei maestri discreti, associata al Goi, parlando con Lettera43.it. «Rivalità e anticlericalismo sono divisioni ormai superate. Il vero scontro con il Vaticano resta dottrinale. Volendo essere davvero coerenti, dovrei essere io a passare alla Chiesa anglicana», racconta dal suo studio in municipio a Prato, dove lavora.

Tra razionalismo e ritualità: il culto terreno dei frammassoni

Massone dichiarato e comunista ai tempi del Pci, per l'ortodossia cattolica Calamai incarna, a suo modo, l'Anticristo.
Cattolico fervente, come molti affiliati nella Toscana rossa delle logge, di buon grado, «per non creare problemi a nessuno», la domenica accetta di «non fare la comunione».
Durante il suo lavoro in Comune di cerimoniere, in compenso, i suoi rapporti con la Curia sono ottimi. Con il prete che, casualmente, arriva a trovarlo in municipio durante suo incontro con Lettera43.it, il massone scambia pacche sulle spalle e abbracci. Ma, ai piani alti, il dialogo resta tra sordi.
Per la Chiesa di Roma, la massoneria ha in seno troppe contraddizioni: rifiuta gli atei, ma poi non crede nello Spirito santo e nella resurrezione. Accetta credenti di tutte le fedi e dice di non avere dogmi, negando di essere una religione. Però si ritrova nei templi a praticare rituali esoterici, professando valori cristiani e predicando la fratellanza terrena.
LA SETTA DEGLI ANTI-CRISTO. Una strana mescolanza tra sacro e profano, anche se a fondarla ufficialmente, a Londra nel 1717, fu un reverendo: James Anderson, capo della Chiesa presbiteriana scozzese. «Crediamo nell'essere supremo, grande architetto dell'universo. I rituali sono le nostre regole di comportamento. Anche la Chiesa, d'altra parte, ha fatto suoi ed elaborato gli antichi riti pagani», puntualizza Calamai. «I nostri risalgono ben prima che al 1700. Al Medioevo, persino all'antico Egitto».
Alcuni storici riconducono le radici della massoneria addirittura alla setta razionalista dei sadducei, i sacerdoti illuminati del Tempio ebraico di Salomone (833 a.C.) che non credevano all'anima e agli angeli. E che, nell'anno zero di Gerusalemme, fecero arrestare e crocifiggere Gesù Cristo.
Può un massone varcare la porta santa di una Chiesa con questi precedenti? Il gran maestro del Goi Gustavo Raffi non smette di bussare.
Tra l'altro, i gesuiti di Jorge Mario Bergoglio sono l'ordine illuminato per eccellenza, tra i più disponibili all'incontro. «Con Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo», ha salutato così il Grande Oriente d'Italia l'elezione del nuovo papa.

Il Goi apre a Bergoglio. Sodano contro la Loggia Ecclesia

Il varco degli Anni '80 nel codice di diritto canonico, tuttora vigente, potrebbe essere avvalorato dalla nuova nota di un prefetto dell'ex Sant'Uffizio più flessibile di Ratzinger. In fondo in Argentina, da cardinale, Bergoglio era aperto verso le altre Chiese. Anche da pontefice potrebbe riavvicinarsi agli anglicani. Dunque alla massoneria.
«Sarebbe un po' come mischiare immanente a trascendente, sacralità e logiche di potere», commenta a Lettera43.it lo storico medievale e moderno Franco Cardini, esperto di Chiesa e di terre sante. «Oltre alla dottrina, poi, c'è il problema della segretezza».
Ma il segreto, ribattono i massoni, è tutto e nulla. Anche l'Opus dei, prelatura della Chiesa rivale delle logge, per i profani è una paramassoneria fatta di regole chiuse e cooptazioni.
«Tra le cerimonie all'abbazia anglicana di Westminster e il Grande Tempio di Londra, a due passi tra loro, non c'è più niente di così segreto», ammette anche Cardini. Ma dentro le mura leonine, i tradizionalisti già scalpitano, nel timore che, dopo l'addio di Ratzinger, la presunta Loggia vaticana prenda nuovamente piede.
SODANO CONTRO I MASSONI. L'attuale capo della consorteria sarebbe, secondo le indiscrezioni dei bene introdotti, il bresciano Giovanni Battista Re, cardinale decano dei vescovi e vice di Angelo Sodano, ai tempi del suo incarico alla segretaria di Stato.
Di grembiulini che attaccano il cuore della Chiesa si è discusso animatamente anche nelle segrete stanze del pre-conclave. «L'affaire massoni sta diventando troppo grande», sarebbe risuonato in una congregazione presieduta dal cardinal Sodano.
Ritenuto vicino all'Opus dei, per l'ala bertoniana Sodano è nientemeno che l'istigatore dei corvi che rubarono gli 82 scatoloni di documenti dall'appartamento di Benedetto XVI e dalla segreteria di Stato.
Nuovi complotti, vecchie accuse: anche dopo la pubblicazione del libro scandalo Via col vento in Vaticano (Kaos edizioni), si disse, rimase in piedi solo Sodano. Mai in odore di massoneria, comunque. E - suo malgrado - neanche mai diventato papa.

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