giovedì 14 novembre 2013

Bulgaria. La rivolta oscurata

Nessuno ne parla ma a Sofia i cittadini sono scesi in piazza contro la nomina di un oligarca a capo della sicurezza nazionale. La rabbia e il malcontento popolare in Bulgaria hanno raggiunto livelli ormai allarmanti, ma i media preferiscono tacere. 
Cosa succede in Bulgaria? A sentire i media ben poco, del resto a chi interessa di cosa succede in un Paese periferico dell’Unione Europea come la Bulgaria? A Sofia invece i cittadini da qualche tempo hanno deciso di protestare a oltranza contro il governo accusato di inettitudine e corruzione, e lo hanno fatto scendendo in piazza contro la nomina di un oligarca a capo della sicurezza nazionale. “Non sono pagato per manifestare, vi odio gratis”, recitava un manifesto eloquente esposto nel corso del corteo. Negli ultimi tempi gli occhi dei media erano impegnati a guardare al Brasile, alla Turchia e all’Egitto; nel mentre però a Sofia il popolo bulgaro veniva pervaso dalla stessa rabbia. A distanza di 5 mesi dalle contestazioni di febbraio che avevano coinciso con le dimissioni dell’esecutivo Borisov, centinaia di bulgari sono tornati a manifestare. Da circa un mese e precisamente dal 14 giugno, le proteste vanno avanti ininterrottamente. A scatenare la rabbia dei bulgari non solo la sfiducia generalizzata nei confronti di una delle più corrotte classi politiche europee, ma anche una contestazione nei confronti della piaga del clientelismo. Negli ultimi anni a Sofia infatti si è assistito a diversi scandali concernenti la collusione di  importanti esponenti politici con potenti e ricche famiglie di oligarchi. Basti pensare all’ormai famoso caso Bulgartbac, società pubblica che gestisce la produzione di tabacco. Secondo la stampa bulgara  l’intera vicenda fu incentrata su una battaglia segreta volta ad ottenere il controllo di circa 60 milioni di euro, che ogni anno senza essere registrati sparivano dalle casse dell’industria del tabacco per arrivare a quelle dei partiti. In quest’occasione, molti tra le file del partito socialista bulgaro tremarono. Ma l’uomo più odiato dalla piazza è Delyan Peevsky, uomo scelto dal governo come capo dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, oligarca emblema di questo modus operandi in Bulgaria. Peevsky è il figlio di Irena Krasteva, la proprietaria del più grande gruppo mediatico del Paese, di conseguenza sono in molti a vedere l’ombra degli interessi oligarchici dietro la sua nomina. A 21 anni infatti proprio Peevsky diventò membro del consiglio di amministrazione del porto di Varna pur non disponendo dei titoli di studio richiesti. Nel 2005 Peevsky fece ulteriore fortuna dopo essere stato nominato viceministro delle Situazioni di emergenza, ma perse subito dopo la poltrona reo di concussione all’interno dello scandalo Bulgartabac per poi venire assolto per mancanza di prove e reintegrato.  Da qui la rabbia dei manifestanti, incapaci di tollerare l’ennesimo clientelismo mentre l’economia del Paese langue. La protesta è stata soprannominata “Dance with me” (#ДАНСwithme), laddove ДАНС è l’acronimo di Dipartimento di sicurezza nazionale.  La decisione di porre quest’uomo al vertice di un organismo così importante, definita dal leader socialista Stanishev come “una scelta fuori dagli schemi” ha rappresentato l’ennesimo passo falso per il governo tecnico, guidato Plamen Oresharsky. Il nuovo premier si era presentato alla stregua di un tecnico, ma invece si è dimostrato a sua volta un uomo colluso con i poteri forti del Paese. Il presidente è stato costretto di fronte alla rabbia popolare a fare pubblica ammenda per quello che ha definito essere “un grave errore”, ma è stato troppo tardi e troppo poco per calmare la situazione. Con un reddito pro capite di 400 euro al mese, il più basso della Comunità Europea, e con il costo dell’elettricità ormai raddoppiato, i bulgari sono ormai allo stremo e non riescono più a far fronte nemmeno alle spese quotidiane. A far da contraltare alla miseria dei più è l‘ostentata opulenza di oligarchi e mafiosi, che troppo spesso stanno tra le le fila di Stato, servizi segreti o polizia, come Peevski. I giovani bulgari inoltre non vedono molto di buon occhio l’Europa, forse è anche per questo che le rivolte bulgare vengono ignorate, sia mai che si crei l’emulazione in altri paesi che soffrono problemi simili..

fonte http://www.tribunodelpopolo.it/

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