venerdì 26 aprile 2013

Nel buio, uno squarcio di luce...

L'elettore democratico è stato calpestato e preso in giro per l'ennesima volta. Quel Pd che si dichiarava acerrimo nemico di Berlusconi e del partito di cui è leader, ancora una volta si è piegato alle voci forti sempre presenti nelle stanze segrete. I vari D'Alema, Veltroni, Marini, Fioroni, Franceschini. Gente che sembra sparire in determinati momenti e riappare quando c'è bisogno di prendere decisioni importanti e significative per il paese. E chi vota Pd da anni tutto questo lo sa. E continua a subirlo, non pensando ad un'alternativa, ad una rinascita, che sarebbe fondamentale per la Sinistra italiana. Ora da quello che sembra e da come ci appare la situazione interna al partito, la spaccatura dovrebbe essersi formata ed è anche di notevoli dimensioni. E aggiungo io, finalmente. Non è possibile far coesistere democristiani e giovani democratici, appartenenti all'ala più radicale. Non è possibile associare renziani e selliani (gli appartenenti a Sel). Mi ha colpito il no di Nichi Vendola al governissimo. Ma tutto ciò deve essere solo l'inizio di un qualcosa di nuovo, da costruire con il tempo. Non servono decisioni o atteggiamenti di facciata. Serve un rinnovamento reale e tangibile. Una speranza per i ceti meno privilegiati. Una via di sbocco che dia un calcione allo stantio costantemente presente nei gruppi politici italiani. Serve una sinistra nuova, maggiormente radicale, meno incline ad accordi con forze politiche conservatrici e responsabili del decadimento del welfare italiano. Dopo ogni caduta, bisogna rialzarsi. Cercare di trarre vantaggio da un'esperienza che nel bene e nel male è stata formativa. Un qualcosa da non ripetere più. Un punto da mettere e inserire per ripartire ancora più forti e agguerriti. La credibilità è ai minimi storici, questo senza dubbio. Ma una minuscola possibilità c'è, accoglietela. Ridate voce e respiro a chi speranze non ne ha più. E' l'ultima possibilità per bloccare queste politiche liberiste e favorevoli all'austerità che stanno portando sull'orlo del baratro i maggiori paesi europei. Morta una Thatcher, cerchiamo di non crearne altre grazie alla nostra inettitudine e indifferenza. (Andrea Salzano)

giovedì 25 aprile 2013

Una giornata da ricordare. Uno di quei giorni impressi nel cuore. Come il compleanno della propria Mamma. O l'anniversario del primo bacio con la ragazza che sognavi da lungo tempo. Davide contro Golia. Un grande esercito contro il cuore e la volontà di una minoranza. Quella minoranza che è e rimarrà l'esempio per le generazioni future. Un agglomerato di cosi tanto amore per il proprio paese difficilmente lo riusciremmo a vedere da qualche altra parte. Un sentimento infinito. E come tutte le emozioni qualcuno ha cercato di calpestarlo. Con la violenza, con l'odio, con i manganelli. Ma si sa un sentimento non si riesce a spegnere in questa maniera. Perchè rimarrà vivo negli anni, nei secoli, come un qualcosa da portare nel cassetto di fianco al proprio letto. Lo so, di questi tempi determinate parole sembrano utopie. Oppure ci appaiono troppo distanti per poter essere credibili. E allora i giovani si fanno colpire e infangare da facili e altrettanto ignobili ideologie. Forse perchè mancano punti di riferimento o forse perchè la violenza e l'odio verso il prossimo sembrano la via più facile da percorrere. Niente di più falso. Niente di più disonorevole. Viviamo un momento difficile, critico. Ci sembra uno scalino insormontabile da superare e da guardare con il sorriso dopo averlo scavalcato. Siamo sbandati e lasciati al nostro crudele destino. Se riusciremo a costruire qualcosa, non dovremo dire grazie a nessuno ma solamente ai nostri genitori, che tramite il loro amore e il loro spendere una vita per noi, ci permettono di ammortizzare le varie delusioni e i vari ideali che sembra decadere giorno dopo giorno. Ma non diamo voce e non lasciamo via libera a ideologie ripugnanti e antidemocratiche. Sarebbe come non ricordare il passato. E rendere il presente ancora più distruttivo, e lasciare sempre meno speranza alle generazioni future. Prendiamo esempio da ciò che di bello possiamo ancora osservare e leggere. E cancelliamo giorno dopo giorno gli ultimi sospiri di ideologie facinorose e da condannare. Liberiamoci da queste ondate. E facciamo in modo di essere Noi, attraverso le azioni quotidiane, la Liberazione di questo paese, sempre più schiacciato e relegato ai margini di un mondo che non ha ancora imparato le lezioni passate. Abbiamo questo grande onere ma anche un grande onore. Come tutte le generazioni possiamo scegliere da che parte stare. E sono sicuro che attraverso l'istruzione e la cultura non avremo dubbi su dove andare. Perchè alla fine la democrazia e la libertà vincono sempre. E non esiste bastone o arma che possa scalfire un ideale dalla propria anima. Il corpo diviene cenere, le idee volano libere nel cielo in eterno. E nessuno può toccarle o cambiargli posto. Sono i viventi che scelgono dove posizionarle. Nel cuore o nel cestino. (Andrea Salzano)

martedì 23 aprile 2013

Non spaventarti quando verrai catalogato come strano o diverso. Sarà solo un modo per abbattere le tue convinzioni e per rendere i tuoi valori, carne da macello. In tempi ignobili e colmi di falsità, se sei differente tenteranno in tutti i modi di condurti sulla retta via. Che non significa andare sulla strada giusta. Ma assomiglierebbe a correre lentamente verso la somiglianza a quel sistema, di cui ti proclamavi feroce avversario. (Andrea Salzano)

lunedì 22 aprile 2013

Dopo ogni distruzione viene la ricostruzione. Dopo la morte vi è una nuova vita, una rinascita. Ecco, questo spero che accada all'interno del centro-sinistra. Una scissione che porterebbe l'ala più radicale, a formare un partito più vicino al socialismo e sempre più distante dalle politiche liberali e moderate attuate dal Pd negli ultimi anni. In un momento negativo questa può essere un'opportunità grandiosa. Un modo per ridare voce alle tante persone schiacciate e calpestate da questa crisi e soprattutto da un'austerità che non lascia scampo ai ceti medio-bassi. Si avrà modo anche di riformare i vari trattati europei e rendere l'Ue, un organizzazione sovranazionale maggiormente a misura di cittadino. Si tornerà a dar voce agli ultimi, agli emarginati, ai non ascoltati per lungo tempo. E forse un pò di speranza tornerà a splendere sui volti di migliaia di persone che ancora sognano. Le politiche liberali e di rigidità di bilancio sono state bocciate in teoria e in pratica. E' ora di dare voce a pratiche maggiormente popolari e in grado di garantire crescita attraverso la spesa pubblica. Ripartire si può, sorpassando le macerie provocate da anni di inettitudine. Ripartiamo dalla sinistra, quella vera. E lasciamoci alle spalle questi anni bui e pieni di lacrime.(Andrea Salzano)

domenica 21 aprile 2013

Insultarsi per poi ritrovarsi a cena assieme...

Si sono costantemente insultati per nascondere gli abbracci che fiorivano nelle loro stanze segrete. Un pò come quelle amichette che in assenza dell'altra se ne dicono di tutti i colori e poi in serata puntualmente si ritrovano a godersi un aperitivo insieme, tra sorrisetti e affettuosità. Molti italiani sono stati e saranno spettatori passivi. Un inciucio durato anni e anni. Un complotto che ha riguardato ogni parte politica, senza escludere nessuno. Non si è combattuto (in senso politico) tra la varie correnti ma si è cercata la sopravvivenza di tutti. Da Berlusconi a Casini, da Bersani fino ad arrivare a D'Alema (che non è presente in Parlamento ma la sua voce risuona nelle fangose stanze). Ieri lo spettacolino è arrivato agli occhi di tutti. Ma ormai la frittata è fatta. Noi Italiani viviamo quotidianamente con due fette di prosciutto sugli occhi, ignari del fatto che tutto ciò era avvenuto da tempo. Le elezioni che per molti di Noi potevano sembrare un primo cambiamento, non erano nient'altro che una foglia di fico per coprire le inciuciate future. Grasso, Boldrini, e i tanti deputati e senatori eletti per la prima volta. Si, magari persone squisitissime e valorose, ma che mai e poi mai da soli avrebbero potuto attuare un reale rinnovamento. Lo stesso vale per i 5 Stelle. Che magari non si aspettavano un cosi grande exploit e sono rimasti senza parole. E forse anche senza risposte pronte da dare. Verranno crocifissi come traditori. Come quelli che non hanno voluto formare un governo. Come coloro che non hanno permesso la stabilità dell'Italia. Niente di tutto ciò è vero. Era tutto già deciso. E pensare che il centro-sinistra sono 20 anni che fa dell'anti-berlusconismo una delle colonne portanti del suo programma. Insultarsi per poi godersi la cena tutti assieme. Era questo che volevano e questo hanno ottenuto. Se loro sono uniti grazie agli interessi comuni, il popolo è sempre più disgregato, schifato, indignato. Ma come sempre, si sveglia tardi. Ora è difficile tornare indietro. Ora è difficile poter dire "facciamo qualcosa". Ora è complicato trovare una via d'uscita. Il nostro voto è divenuto carta straccia. E pensare che è stato versato tantissimo sangue per avere quel diritto. E invece ora è difficile spiegare ad un bambino quale sia l'importanza di quel pezzo di carta. Perchè vedono che non siamo Noi a decidere. Perchè osservano un mondo sempre più falso e ignobile. Perchè manca la fiducia verso il prossimo e nessuno ci aiuta a ritrovarla. Possiamo scovarla solo dentro Noi stessi. I tempi e le persone non ci aiutano. Lo sappiamo benissimo. E' quasi impossibile trovare un briciolo di speranza in determinate condizioni. Come è complicatissimo trovare uno spicchio di sole in un mare di fango. Ma non possiamo prendercela che con Noi stessi. Assenti all'appello da molti anni. E senza portare la giustificazione il giorno dopo. (Andrea Salzano)

venerdì 19 aprile 2013

E intanto in Parlamento gli abbracci fioriscono...

Non sono bastate bufere mediatiche, spaccature interne e gridi di aiuto da parte della popolazione. Il partito e la poltrona valgono più di qualsiasi dignità umana. E' questo quello che dobbiamo trarre dai nomi usciti per eleggere il Presidente della Repubblica. Personalità protagoniste della politica italiana degli ultimi 20 anni. Quella classe dirigente che ci ha portato sul lastrico, grazie anche ai dettami arrivati dall'Ue. E chi credeva, ancora una volta, che le elezioni politiche o l'avvento di un nuovo Presidente della Repubblica, potevano smuovere le acque, si sbagliava. Sarò una persona critica a prescindere. Oppure un malfidato. Ma i fatti e la realtà mi danno ragione. Gli abbracci in Parlamento fioriscono. Mentre il popolo osserva, sempre più spaccato al suo interno. (Andrea Salzano)
E' nel disagio che si comprende la vera essenza della parola comunità. (Andrea Salzano)

martedì 16 aprile 2013

LETTERA DI UN COMUNISTA A PIERLUIGI BERSANI

Le scrivo perché ormai la posizione del Pd è sempre più moderata quindi sempre meno di sinistra, sempre che lo sia stato, almeno, qualche volta. La invito a guardare il suo passato se non da comunista, almeno quello di socialista, quando poteva dire di essere di sinistra senza vedere le persone storcere il naso, si perché, allora, lei era parte del nostro patrimonio. Quando le sue posizioni erano o bianche o nere, mai grigiastre o incolori, quando tutti a sinistra erano fiduciosi nel darle il voto, ora, invece, ci sono milioni di indecisi che vorrebbero sapere. Essere parte significa schierarsi, quindi parteggiare, insomma quello che non vedo in lei e che, invece, la invito ad essere. Le ricordo quando eravamo uniti e ci aggregavamo dalla parte dei palestinesi, quando nessuno di noi si sognava di appoggiare l’ esportazione della democrazia, o, meglio, a favore della guerra per risolvere problemi internazionali. Quando sarebbe stato impossibile un ennesimo attacco alla Libia, quando eravamo antiamericani e tutti volevamo si abbattesse il costo della militarizzazione, quando essere onesti era un obbligo morale indissolubile per un uomo di sinistra. Vede signor Bersani non si tratta di fare demagogia, ma si tratta dell’ essenza stessa delle scelte, non avrei mai immaginato un esponente rosso potesse vedere sbiadire il suo colore naturale e appoggiare il nucleare come soluzione per il futuro di questa penisola. Lo dico perché vorrei una sinistra unita, compatta contro i potenti, una sinistra che meritasse di essere votata contro la confusione generata dagli ultimi 15 anni di politica. Si, parlo di politica, quel sodalizio a servizio del popolo e non per i propri interessi, magari sarò arcaico, ma non potrei mai accettare di sostenere un rosso stinto perché dentro ho un cuore ribelle. Non le chiedo di fare qualcosa di sinistra, non sono moretti (rigorosamente in piccolo), quindi le chiedo di voltare pagina e tralasciare vecchi rancori ed abbracciare la vita, come disse D’Annunzio lasciandosi indietro il passato da fascista per passare a sinistra. Le chiedo di proporre soluzioni al precariato, soluzioni per i disoccupati, le chiedo di distaccarsi da quel richiamo obsoleto centrista e scendere tra la gente, perché non esiste sinistra senza l’appoggio dal basso. Signor Bersani abbia il coraggio di definire le sue scelte, di sostenere la giustizia senza abbassare lo sguardo di fronte alla tracotanza del sistema, le chiedo di non essere lei sistema. Dalla nostra parte dovrà spiegare ogni passaggio poiché non ci faremo trarre in inganno dalle promesse sterili e quando sbaglierà ci sarà sempre qualcuno pronto a puntare il dito. Ma è anche vero che sarebbe l’unico modo per accorgersi di un cambiamento e per me non sentire il desiderio di vedere questa penisola arsa, per vederla ricostruita. So anche di chiederle ciò che lei non potrà essere e le chiedo molto di più di un qualunque elettore, ma sa i comunisti veri sventolano una bandiera rossa mai stinta, mai scialba, mai banale. Lei che colore propone? (Antonio Recanatini)

Ecco come lo Stato ha reso la giustizia un affare per soli ricchi

La giustizia è ormai un affare per ricchi: lo sa bene chi si è recato, negli ultimi anni, in uno studio di avvocati. Spending review e riforme hanno reso il costo delle cause sempre più oneroso per i semplici cittadini. Con la conseguenza che la stessa giustizia, in sé considerata, è diventata incostituzionale.

Via dai tribunali”: è questo il nuovo motto che capeggia nelle aule delle udienze al posto del vecchio adagio “la legge è uguale per tutti”. Lo Stato non ha più i soldi per far funzionare la macchina della giustizia e così preferisce non erogarla a chi non può permettersela, dimenticando che ciò è profondamente incostituzionale e trascurando il fatto che la stessa economia di un Paese si regge sul rispetto delle norme. I rapporti tra cittadini si sono ormai ridotti a un far west. Le leggi continuano a creare diritti; ma, sul piano pratico, non è più possibile far valere i diritti.

Ecco come lo Stato ha reso la giustizia civile un affare per soli ricchi.

1) Dal 2002 al 2013, il contributo unificato (la tassa che si paga per avviare una causa) è cresciuto anche di cinque volte.
Un esempio: se dieci anni fa, un giudizio di risarcimento del danno poteva costare, per entrambi i gradi, al massimo 960 euro, oggi può arrivare anche a 5 mila euro.

2) È stato creato il filtro in appello.
Per iniziare un giudizio di secondo grado, oggi, bisogna avere una ragionevole possibilità di successo. Infatti, già in prima udienza i giudici valutano la possibilità di successo della causa. Se l’impugnazione non è fondata, l’appello viene immediatamente respinto, senza neanche iniziare il giudizio (leggi l’articolo “Come funziona il nuovo filtro in appello”).

3) È stato introdotto il meccanismo perverso della doppia condanna in appello.
Quando l’appello viene dal giudice respinto integralmente o dichiarato inammissibile o improcedibile, la parte che l’ha proposta oggi viene condannata a versare una sovrattassa (ossia un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione principale o incidentale). In altre parole, chi perde paga doppio (leggi l’articolo: “Appello: come cambia dal 2013 la nuova restrizione col contributo unificato”).Questo sistema peraltro è del tutto incostituzionale (leggi l’articolo “Il nuovo contributo unificato in appello è incostituzionale”).

4) Il paradosso delle cause contro il Fisco: se si intende impugnare una cartella esattoriale bisogna comunque pagare un terzo della stessa, anche se errata. Inoltre, prima di iniziare la causa, bisogna versare il contributo unificato, ossia una tassa. Quindi, anche quando il contribuente contesta qualcosa all’Amministrazione finanziaria, il fisco ci guadagna sempre!

5) Per le multe stradali il discorso è ancora più grave. Qui i costi per iniziare il giudizio sono più elevati rispetto alle contravvenzioni stesse. Inoltre, qualora il ricorso venga vinto e l’amministrazione condannata a rimborsare le spese, quest’ultima non paga mai il cittadino, né è possibile effettuare un pignoramento delle somme (per via delle disastrate condizioni delle casse comunali e dei vincoli di destinazione ai fondi pubblici).

Il tribunale è diventato come un ospedale: il cittadino sa quando entra, ma non sa come e quando esce.




fonte http://www.laleggepertutti.it

domenica 7 aprile 2013

I banchieri di Dio: le verità taciute. Un grosso deficit di trasparenza sugli affari della finanza vaticana: cosa ci nascondono i mass media?

Il “Pew research center” (USA) , che si occupa di analisi sociopolitiche, ha pubblicato nel dicembre 2012  uno studio, intitolato “The Global Religious Landscape” che contiene dati interessanti sulla distribuzione delle credenze, religiose e non religiose, nel mondo: il processo di secolarizzazione avanza in modo costante.
Il 32% della popolazione mondiale è cristiana (circa la metà cattolica), il 23% islamica, il 29% aderisce ad altre religioni e culti, soprattutto l’induismo, praticato in India. I “non credenti “dichiarati crescono: sono più di un miliardo (16,35% del totale nel 2010), più dei cattolici ufficiali (15%). Sappiamo poi che basta essere battezzati alla nascita per essere dichiarati “cattolici”.
In Italia e altrove cresce anche il numero di coloro che non credono alle gerarchie vaticane o che ripudiano i privilegi (esenzione IMU, 8×1000, sussidi statali) e gli affari, anche sporchi, della finanza vaticana (IOR), descritti dal film di Giuseppe Ferrara “I banchieri di Dio”. I soli privilegi riguardano cifre enormi (centinaia di milioni di euro), somme che vengono sottratte ai cittadini impoveriti e allo Stato indebitato.
Ma non si tratta solo di questo: vi è un grosso deficit di trasparenza sugli affari della finanza vaticana.
I giornali e la TV non ne parlano, neppure in questi giorni: eppure, il 3 gennaio u.s. la Banca d’Italia, su segnalazione della Procura di Roma, ha bloccato le operazioni di bancomat e carte di credito del Vaticano tramite “points of sale” (punti di vendita o POS) distribuiti in circa 80 tra esercizi, farmacie, musei e punti vendita. Il blocco è motivato da anomalie sospette nei movimenti di danaro per oltre 40 milioni di euro.
Non risulta nemmeno che dal Vaticano abbiano chiesto una qualche autorizzazione per installare i POS.
Già da tempo i magistrati romani, con a capo il procuratore aggiunto Nello, hanno indagato sullo Ior, disponendo il sequestro di 23 milioni di euro. La Procura di Roma ha  infatti rilevato “carenze” nella regolamentazione dell’antiriciclaggio da parte dell’Istituto Opere di Religione (IOR). Perciò Bankitalia ha sospeso i pagamenti tramite point of sale. E’ un mistero infatti a chi sia intestato il conto vaticano e chi possa operarvi. Nel maggio scorso anche JP Morgan aveva chiuso un conto dello Ior, su cui era transitato circa un miliardo di euro in un anno e mezzo, per problemi di trasparenza finanziaria.
Lo IOR ha superato il prescritto esame del Consiglio d’Europa solo per 9 raccomandazioni su 16, per cui rimangono dubbi e perplessità. Il governo Monti ha offerto il suo tacito consenso a sostegno dello IOR per superare il giudizio dell’autorità del Consiglio d’Europa. In realtà  questa autorità, che ha messo sotto esame lo Ior, non ha ottenuto sufficienti garanzie per inserirlo nella cosiddetta “white list del Gafi-Ocse”.
Infatti asserisce che “la verifica sulle pratiche antiriciclaggio adottate dall’istituto di credito dello Stato Pontificio non sarebbero state sufficientemente positive, tali da annoverare San Pietro tra i paesi virtuosi”. Tutto questo dopo che lo scorso anno Benedetto XVI aveva introdotto, secondo i nostri mass-media, misure “rigorose”. Possiamo immaginare quanto lo fossero quelle precedenti.
Solo un giornale, Il Fatto Quotidiano, ha fatto emergere come le nuove misure vaticane fossero, a conti fatti, una mera cosmesi, finalizzata esclusivamente al raggiungimento di una credibilità che, in materia di trasparenza, manca praticamente da sempre. Il Vaticano ha qualche mese per rispondere alle sollecitazioni di trasparenza rivolte da Banchitalia e Procura di Roma. Forse lo farà, perché essere internazionalmente conosciuti come una lavanderia di denaro sporco non piace a nessuno, meno che mai a chi vanta la sua superiorità morale e religiosa sul mondo.
Rimane la domanda: perché mai lo Stato italiano deve continuare a far da garante di un istituto di credito extracomunitario così poco trasparente, e già più volte implicato nel riciclaggio di denaro di provenienza illecita (dalle tangenti ai proventi della mafia)? La risposta, scontata, sta nella piena sudditanza dei governanti italiani di diverso colore agli interessi finanziari e politici del Vaticano che li sostiene. Eppure la nostra Costituzione stabilisce che il nostro Stato sia laico ed autonomo da quello Vaticano.
Gli elettori italiani dovrebbero ricordarlo, votando per liste laiche, come “Rivoluzione civile” che nel suo programma di rispetto costituzionale così scrive:”
Vogliamo eliminare l’IMU sulla prima casa, estenderla agli immobili commerciali della chiesa e delle fondazioni bancarie, istituire una patrimoniale sulle grandi ricchezze….”

(Enrico Giannino)

sabato 6 aprile 2013

6 APRILE 2013: L’AQUILA 4 ANNI DOPO IL TERREMOTO E’ ANCORA CONGELATA

L’AQUILA. Si avvicina la ricorrenza della tragedia del terremoto de L’Aquila che fece 309 morti. La ricostruzione stenta a partire e la burocrazia e l’incapacità della politica finora ha avuto la meglio pur in presenza di finanziamenti ingenti per miliardi di euro.
Il servizio di RaiNews fotografa la situazione nel centro storico del capoluogo.