La satira si eleva proprio quando il
malcontento s'identifica nella rabbia, quasi fosse un antibiotico,
come se tutto potesse essere risolto con un sorriso. Ci sono momenti
in cui l'indignazione è derisa dalla satira, tenetela stretta a voi,
io non saprei che farmene in questo periodo. La satira non è
rivoluzione e spesso sa di beffa, provate a far ascoltare i fratelli
borghesi Guzzanti ad un disoccupato che è sul lastrico, provate a
passare Crozza alle persone in cassa integrazione e, poi, fate le
dovute riflessioni.
Certo, in questo paese ci vuole
coraggio ad attaccare la satira, c'è molto di peggio da cui
difendersi, ma è parte dello stesso meccanismo, la satira utilizza
il sorriso quando sarebbe meglio usare la sciabola, controsenso che
imprigiona e assilla i rivoltosi, annienta il desiderio di giustizia.
Pirandello descrisse l'uomo “come una lumaca gettata al fuoco,
sfrigola pare rida, invece ne muore”.
Partendo dal presupposto che la
rabbia è l'unico sentimento che ha più probabilità di sfociare in
azione, esiste il pianto di rabbia e anche di dolore, difficilmente
questi sentimenti hanno uno sfogo con il sorriso. Tutti abbiamo
provato a far sorridere un amico incavolato o addolorato, con l'unico
intendo di attenuare la sua collera, indignazione e tormento,
l'abbiamo fatto per questi motivi, non avremmo mai soffiato sul
fuoco, abbiamo sempre gettato acqua.
Chi fa satira non viene dalla strada,
non conosce il colore della rabbia perchè i borghesi sopravvivono
alle intemperie, non riconoscono il sapore acre delle folate di vento
invernali o, meglio, infernali.
La satira deve trovare un tempo per
trastullare l'uomo, ma con l'onere di riportare subito lo spettatore
nello stato di consapevolezza e indignazione, specie se la realtà
concreta è devastante. La satira diventa manipolatoria quando non
assolve questo compito, quando tramuta un sentimento di rivolta in
sorriso.
Abbiamo subito 20 anni di follia, un
fronte di sproloqui su cui abbiamo riso, forse se la satira fosse
stata meno borghese questo popolo avrebbe avuto il coraggio di
indignarsi, non esiste prova contraria, ma sarebbe giusto assumersi
le proprie responsabilità. Chi scrive dovrebbe farlo ogni giorno,
così come chi fa satira.
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