martedì 13 marzo 2012

La satira è borghese di Antonio Recanatini


La satira si eleva proprio quando il malcontento s'identifica nella rabbia, quasi fosse un antibiotico, come se tutto potesse essere risolto con un sorriso. Ci sono momenti in cui l'indignazione è derisa dalla satira, tenetela stretta a voi, io non saprei che farmene in questo periodo. La satira non è rivoluzione e spesso sa di beffa, provate a far ascoltare i fratelli borghesi Guzzanti ad un disoccupato che è sul lastrico, provate a passare Crozza alle persone in cassa integrazione e, poi, fate le dovute riflessioni.
Certo, in questo paese ci vuole coraggio ad attaccare la satira, c'è molto di peggio da cui difendersi, ma è parte dello stesso meccanismo, la satira utilizza il sorriso quando sarebbe meglio usare la sciabola, controsenso che imprigiona e assilla i rivoltosi, annienta il desiderio di giustizia. Pirandello descrisse l'uomo “come una lumaca gettata al fuoco, sfrigola pare rida, invece ne muore”.
Partendo dal presupposto che la rabbia è l'unico sentimento che ha più probabilità di sfociare in azione, esiste il pianto di rabbia e anche di dolore, difficilmente questi sentimenti hanno uno sfogo con il sorriso. Tutti abbiamo provato a far sorridere un amico incavolato o addolorato, con l'unico intendo di attenuare la sua collera, indignazione e tormento, l'abbiamo fatto per questi motivi, non avremmo mai soffiato sul fuoco, abbiamo sempre gettato acqua.
Chi fa satira non viene dalla strada, non conosce il colore della rabbia perchè i borghesi sopravvivono alle intemperie, non riconoscono il sapore acre delle folate di vento invernali o, meglio, infernali.
La satira deve trovare un tempo per trastullare l'uomo, ma con l'onere di riportare subito lo spettatore nello stato di consapevolezza e indignazione, specie se la realtà concreta è devastante. La satira diventa manipolatoria quando non assolve questo compito, quando tramuta un sentimento di rivolta in sorriso.
Abbiamo subito 20 anni di follia, un fronte di sproloqui su cui abbiamo riso, forse se la satira fosse stata meno borghese questo popolo avrebbe avuto il coraggio di indignarsi, non esiste prova contraria, ma sarebbe giusto assumersi le proprie responsabilità. Chi scrive dovrebbe farlo ogni giorno, così come chi fa satira. 

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