venerdì 9 marzo 2012

Il nuovo mercato della cocaina Ecco chi sniffa per lavorare meglio

SPECIALE LA REPUBBLICA DI PAOLO BERIZZI

Una volta era la droga di moda, quella da sballo del sabato sera o quella destinata ai mestieri glamour: finanza, arte, spettacolo. Oggi è trasversale, coinvolge medici e infermieri, camionisti e muratori, artigiani e piloti, chef e avvocati. Tutti abbagliati dalla possibilità di vincere stress e fatica, di reggere i ritmi, di essere più "performanti" nelle rispettive attività. Tutti destinati a restarne prima o poi schiavi.

Michele viaggia tutta la settimana in camion dalla Brianza a Monaco di Baviera. Luca è chef e prepara catering per 200 persone nelle ville venete. Giuseppe, muratore cottimista, costruisce case in Lombardia. Il problema è che tira su molto altro. Come Gaetano, infermiere strumentista in un importante ospedale di Milano: lui sniffa dieci minuti prima di entrare in sala operatoria. D'altronde lo fa anche il neurochirurgo per prepararsi a un intervento di precisione al talamo. E anche Vittorio e Enzo, 73 anni in due, autisti di autobus per un'azienda privata con appalti nel pubblico. E poi Raffaella  -  non è il suo vero nome  -  42 anni, magistrato penalista, dopo quindici anni è ancora in balia dei suoi demoni.

Sono macchine fatte di carne e vanno a cocaina. Si dopano per aumentare le prestazioni, per vincere lo stress e la fatica, e reggere i ritmi. La prendono a casa prima di uscire la mattina. O sul posto di lavoro. Magari in pausa. In cantiere. Negli spogliatoi del deposito dei tram, dell'ospedale, nella cucina del ristorante. Sulla cabina del Tir. Nei bagni del Parlamento (ricordate l'inchiesta delle "Iene"? Un parlamentare su tre positivo ai test anti droga) e dei tribunali. In taxi. Prima di mettersi alla cloche dell'aereo. Grazie alla polvere bianca riescono a lavorare anche quindici ore senza staccare: se non per uno, o più, "richiamini". C'è chi la droga-doping è convinto di dominarla, e se ne serve a piene narici. Ma poi diventa una scimmia e ti schiaccia. E' così che la droga invade il mondo del lavoro. Una categoria dopo l'altra. Chi sono i nuovi schiavi della sniffata-professionale? Quanto è diffusa?

EFFETTO PERFORMANCE
"All'uso tradizionale della coca  -  quello evasivo-sociale  -  si è affiancato, ormai stabilmente, quello della sostanza assunta come stimolante lavorativo". Vittorio Tanzi è responsabile qualità del Crest, centro per i disturbi di personalità e tossicomania, sede e ambulatorio a Milano, due comunità in provincia di Varese. Ha pazienti imprenditori, manager, magistrati, piloti, operai, avvocati, artigiani, autisti, poliziotti. "Più è stressante il tipo di mestiere  -  in alcuni casi entra in gioco anche il fattore frustrazione  -  e più è frequente il ricorso alla cocaina. Il motivo è molto semplice: oltre ad essere un eccitante è anche un contenitore dello stress, e un abbattitore della fatica". Molto caro. Perché il tempo di effetto della polvere bianca è rapido: un'ora, contro le sei ore dell'eroina. "Se sniffi per aumentare la performance devi farlo di continuo  -  aggiunge Tanzi  -  Più volte al giorno. Il che comporta costi notevoli. Dopo un po' la quantità che prima ti bastava, non ti basta più. Tutto questo fa si che l'uso "performante" della sostanza non possa protrarsi per periodi molto lunghi".

I mestieri della coca hanno una storia millenaria. Che risale fino agli Inca. Nell'800 in Sudamerica i contadini masticavano foglie di cocaina per resistere alla fatica nei campi. Ai fini di una buona resa lavorativa le foglie venivano distribuite tre o quattro volte al giorno, durante le pause dal lavoro. Nell'area compresa tra Colombia, Perù e Bolivia  -  dove si producono tre quarti della cocaina del mondo  -  l'abitudine è ancora intatta, benché un conto sia masticare la foglia, e un altro tirare la coca in polvere, ottenuta tramite vari procedimenti chimici. Tutt'altra storia è la "bamba". La chiamano così a Milano-coca-city (il capoluogo lombardo coi suoi 125 mila consumatori è la capitale italiana e europea dell'assunzione di cocaina; tre volte sopra la media nazionale). Nella sua nuova declinazione la "bamba" ha un po' perso la tradizionale identità. Non più tanto o soltanto stupefacente da "estetica sociale", da "adeguamento" allo status sognato. Piuttosto, una specie di stampella. Per sostenersi nel mestiere, essere competitivi, ammortizzare lo stress.
 
23 febbraio 2012

Nessun commento: