sabato 24 marzo 2012

E i deputati decidono di non tagliarsi il vitalizio

La riforma delle pensioni targata Fornero, contenuta nel decreto salva-Italia, e varata a dicembre, istituisce per tutti gli Italiani da un lato l'innalzamento dell'età pensionabile, dall'altro il passaggio al metodo contributivo di calcolo per la pensione. Una stangata che ha costretto decine di migliaia di lavoratori a rinviare di anni l'uscita dal lavoro (pur avendo raggiunto i requisiti), o ad accontetarsi di una pensione più magra. Ma questa riforma vale per tutti gli Italiani? In teoria, sì. In pratica, come sempre avviene, no. Perché a tre mesi dal varo della nuova legge, viene fuori che i deputati, a differenza di tutti gli altri, si sono concessi l'applicazione di un metodo di calcolo misto retributivo-contributivo (quello della rifroma Dini, ora abrogata), con il quale salvano i diritti acquisiti al 31 dicembre 2011, derogando dalla nuova norma, e si assicurano il vitalizio tanto agognato, che appunto non verrà calcolato sulla base dei soli contributi versati, ma secondo il vecchio sistema. I deputati saranno perciò gli unici privilegiati a godere del vitalizio vecchia maniera, a meno che non optino "da soli" per la scelta del nuovo metodo di calcolo del trattamento previdenziale, come recita una clausola-beffa inserita nel documento licenziato dalla commisione. E chi, fra i parlamentari italiani, decidera di autotagliarsi la pensione? Facile immaginare la risposta: proprio nessuno.  

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