lunedì 13 ottobre 2014

PIOGGIA INTELLETTUALE, QUANDO CHI COPIA SI SENTE AUTORE

Come ci si può difendere da questa tragedia del poco? Ve lo dico in parole straniere: nous sommes foutu. Perché non parliamo di contaminazione, ma di una vera e propria metastasi letteraria. Parliamo di gente che non ha mai avuto un’idea in vita sua se non per inferenza, per autoconvincimento. Studi di psicologia sulla criptomnesia indicano che le persone che migliorano, peggiorano, o elaborano idee altrui, arrivano a convincersi di avere la paternità di quelle idee. È facile che questi signori la passino liscia, soprattutto in era di contaminatio come questa.

Il plagio viene considerato il più grave dei crimini intellettuali dalla maggior parte degli scrittori, degli insegnanti, dei giornalisti, dei docenti, e persino dal pubblico in generale. Quando si parla di questo argomento c’è bisogno di una riflessione distaccata. Sotto questa dicitura spesso si intendono varie forme di scorrettezza letteraria o intellettuali, ben più gravi perché più subdole, ma meno dimostrabili dal punto di vista giuridico.

Il fatto è che il concetto di plagio resta a tutt’oggi troppo vago, c’è una zona grigia dove l’imitazione creativa, ad esempio, produce un valore che si sottrae all’attuale definizione. Le diverse sfumature del concetto non trovano riscontro nell’insieme di norme e sanzioni (formali e non), senza contare che è sempre più universalmente accettato il ‘crimine’, visto che uccide sovente solo le idee. 

da pioggia intellettuale


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