domenica 28 ottobre 2012

Un giorno con i compagni


27 Ottobre 2012 a Roma. Pugni al cielo, bandiere rosse, giovani che ballavano e gli altri che cantavano.
A fianco, avevo un signore anziano, seguiva con fatica la folla. Ci siamo guardati mi ha detto -SO STANCO, MA MAGARI A MORÌ ADESSO-. Gli ho sorriso e lui ha proseguito -MEGLIO MORÌ DAVANTI A TUTTE STE BANDIERE ROSSE CHE DAVANTI A LA TELVISIONE-.
Eravamo in tanti, non sono così demente da pensare che c'era il meglio dell'Italia, di certo un'Italia diversa, consapevole e, se permettete, mai banale, in ogni coro, in ogni discorso colto tra disoccupati, operai e intellettuali.
Una sorta di connubio sociale da far impallidire i massoni di turno e i politici perversi che vendono fumo, rimuovono il passato, pur di ottenere privilegi.
Sarebbe di cattivo gusto dire che la pioggia si è fermata per tutto il tempo e che il sole rifioriva di tanto in tanto per riscaldarci, forse perché non c'erano bandiere del Pd, Sel et co, per cui eviterò di scriverlo.
Per carità, alla fine ho pronunciato una frase di Gaber, (e non sapete quanto sia fastidioso per me, non averla scritta io) -anche per oggi non si vola-, e per quel vedo, non volerò domani, ma se la rivoluzione è un sogno, almeno ieri ho sognato insieme a 150 mila compagni.
Non è molto, ma fino a ieri credevo ci fosse apatia, abulia e tutti quegli aggettivi che ornano la passività, quello che tutti i governi fascisti sognano.
Nel paese degli stolti, solitamente, i falsi fanno fortuna e noi lo sappiamo, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, accettiamo compromessi con la realtà, al punto che il dissenso e la voglia di lottare sono diventati optional.
Forse non saremo mai dei guerrieri, ma se tutte quelle bandiere rosse viste ieri si unissero in sol grido, smetteremmo di aver paura, o, forse, non siamo così disperati visto che accettiamo siano altri a dividerci e accettiamo patti con diavolo.
Infine un grazie ai giovani comunisti, solitamente quelli come me, più vicino ai 50 che ai 40, son soliti mostrare ricordi e flash di un passato di cui siamo orgogliosi, fino al punto da non ammettere che, se si è arrivati a questo punto, abbiamo, anche noi, delle colpe.
(Antonio Recanatini)



giovedì 25 ottobre 2012

Chi tace i possibili danni da vaccinazione antinfluenzale ha la coscienza sporca. E inganna chi ama Attilio Speciani, allergolo e immunologo

Vaccinazione antinfluenzale, vaccino e influenza sono temi molto caldi. Come ogni anno, la campagna mediatica per la vaccinazione antinfluenzale ha iniziato a battere la sua grancassa già dalla fine di agosto. La campagna vaccinale 2012-2013 sarà però ricordata per l'ulteriore perdita di credibilità proposta da chi sostiene la vaccinazione come strumento unico di prevenzione.
Ottobre ha visto il blocco di 2,5 milioni di dosi vaccinali prodotte dalla Crucell per una contaminazione batterica e ieri il blocco di 3 milioni di dosi di vaccini antinfluenzali di Novartis (Agrippal, Influpozzi subunità, Influpozzi adiuvato e Fluad) di cui 500.000 già distribuiti e i restanti già prodotti e pronti all'uso.
Questi ultimi sono stati ritirati dal commercio per una probabile azione eccessiva di stimolo del sistema immunitario. In parole povere, siccome la loro risposta immunologica sembrava un po' debole sono stati "adiuvati" con qualcosa che l'organismo può riconoscere come "nemico" provocando un eccesso di reazione immunologica, non più solo indirizzata verso l'eventuale virus, ma anche verso organi e apparati dell'intero organismo, rischio presente in ogni pratica vaccinale, ma probabilmente in questo caso estremamente accentuato.
Si tratta di una situazione grave, in cui viene perso di vista l'obiettivo primario. A fronte di una ricerca ossessiva della protezione antinfluenzale, che quest'anno non dovrebbe essere preoccupante, si innescano potenziali risposte organiche altamente rischiose. Come se per impedire al bambino di sporcarsi la maglietta mentre gli si dà la pappa, si usasse un bavaglino che lo strangola...
La scienza dovrebbe meglio definire i suoi obiettivi primari quando inventa qualcosa di potenzialmente rischioso. E se fosse vero, come il Ministro ha tristemente affermato, che Novartis conosceva il pericolo dei suoi vaccini già da luglio e lo ha comunicato solo il 18 ottobre, la mia affermazione sulla sfiducia in certi tipi di Scienza assume un significato sempre maggiore.
Da immunologo faccio ogni anno riferimento ai dati Australiani, che con un anticipo di 6 mesi fornirebbero ai nostri scienziati l'esatta descrizione (o quasi) di quello che avverrà nel nostro emisfero durante l'inverno. Anche quest'anno i dati Australiani sono molto rassicuranti e ci dicono qualcosa sia sulla scarsa forza dei virus sia sulla scarsa efficacia dei vaccini in uso. Infatti in Australia si è ammalato il 2,5% dei vaccinati e il 3,5% dei non vaccinati. Una differenza sufficientemente risibile.
Eppure sentiamo affermazioni pesanti sulla futura influenza. In spregio alle più elementari regole sulla memoria, nonostante le polemiche roventi seguite alla falsa pandemia di H1N1 suina, e come già avvenne a settembre 2010 quando in Italia i giornali riportavano gli articoli dei soliti virologi che ripetevano esattamente le stesse cose dette negli anni precedenti, il rito si ripete con le stesse cose che vengono nuovamente ridette. Se non fosse una triste realtà sembrerebbe uno scioglilingua...
Abbiamo sentito e letto che l'influenza sarà potente e devastante, che arriverà in anticipo, che mieterà vittime in assenza del giusto atteggiamento vaccinale preventivo. Esattamente come tutti gli anni.
Ricordiamo il 2004 con la SARS e l'aviaria con l'H5N1 in cui i maggiori danni si ebbero per gli effetti dipendenti dalla paura. Molti si vaccinarono anche se dubbiosi. In relazione alla influenza A suina H1N1 del 2009 ho detto chiaramente perché non mi sarei vaccinato in un articolo che è stato poi ripreso anche da diversi quotidiani italiani.
Inoltre la prevenzione antinfluenzale è attuabile anche attraverso forme naturali di terapia. Fortunatamente la consapevolezza e internet e la diffusione della conoscenza hanno avuto ragione e nel 2009-2010 la campagna vaccinale fu un flop assoluto.
Noi crediamo che chi ha la convinzione di vaccinarsi abbia il diritto di farlo. Dobbiamo però ricordare che le campagne di stampa non sempre sono legate a fatti oggettivi e che la immunizzazione antinfluenzale è una profilassi forse utile, ma certamente non priva di rischi. E chiunque, nel dubbio, deve poter avere la libertà di astenersi dalla vaccinazione.
I dati
Un vaccino antinfluenzale ha, come tutti i vaccini, dei possibili benefici, e anche dei possibili danni che dovrebero essere resi noti con chiarezza per consentire scelte consapevoli ai cittadini.
La variabilità delle influenze è altissima, ed è molto difficile prevedere il tipo di diffusione che avrà: nonostante questo, tra settembre e ottobre di solito i titoli dei giornali parlano di milioni di persone ammalate che puntualmente non si verificano.
Le previsioni epidemiche spesso vengono disattese. Basta ad esempio pensare a cosa è successo nel 2009 e nel 2010 nella stagione invernale dell'emisfero Sud. L'epidemia o pandemia H1N1 che veniva paventata ha provocato un numero irrisorio di decessi. Circa un ventesimo di quelli che ogni anno vengono riferiti alla classica influenza. La comunità scientifica anziché leggere i dati e interpretarli ha continuato a segnalare rischi e problemi in realtà falsi.
Il problema non riguarda solo i danni possibili da vaccinazione antinfluenzale, ma in genere tutte quelle che mirano in modo ossessivo alla protezione senza ricordarsi che il sistema immunitario è qualcosa di vivo e biologico e non meccanico. In questo periodo, le polemche sugli effetti gravi di danno provocato da un numero eccessivo di vaccinazioni praticate ai militari italiani ha portato ad un'inchiesta i cui risultati appaiono sconvolgenti.
Per contro sappiamo che negli anni passati intere squadre di calciatori vaccinati erano a letto con l'influenza anziché in campo. E anche se, come ci spiegano alcuni esperti, essere vaccinati fa diminuire il pericolo di confondere i sintomi dell’influenza con quelli della SARS (o con quelli dell'aviaria, o con quelli della H1N1 A come alcuni sostengono), non si vede in che modo questo possa essere vero, considerato il numero di casi di influenza che comunque si verificano proprio tra i soggetti vaccinati.
Per quanto riguarda la possibile vaccinazione per l'H1N1, il cui ceppo è comunque presente in tutte le preparazioni vaccinali dal 2009 ad oggi, è bene invece ricordare, come spiegato sotto, quanto accaduto nel 1976 per la unica vaccinazione suina attuata fino ad ora, per capire quanto sarebbe più utile una riflessione critica prima di partire con una vaccinazione a tappeto con vaccini non ancora sperimentati. Purtroppo, nel vaccino trivalente previsto per la vaccinazione 2010-2011 è stato inserito, senza che ce ne fosse alcun bisogno, il vaccino anti H1N1 suino che tante polemiche ha scatenato lo scorso anno, e di anno in anno questo vaccino viene sistematicamente riproposto nella formulazione.
Non intendiamo entrare qui nel dibattito relativo all’efficacia di questa forma di profilassi, ma in considerazione del pubblico e martellante invito a vaccinare tutti i bambini (e non solo quelli per i quali i vantaggi potrebbero superare i rischi), ci appare doveroso contribuire oggi anche con le notizie relative ai possibili effetti dannosi, che gli organi ufficiali di informazione, in questi giorni, sembrano deliberatamente o inconsapevolmente trascurare.
I bambini in prima linea
In un paese libero e civile le persone devono essere informate e poter scegliere. Ma se chi stimola la vendita dei vaccini determina anche l’informazione, e questa informazione continua a dire che la vaccinazione è assolutamente innocua, i conti non tornano più. Quanto viene detto è falso e i possibili rischi, anche gravi, della vaccinazione antinfluenzale sono scientificamente dimostrati (ma scarsamente divulgati!).
Se (come è avvenuto in passato e ci auguriamo non debba più avvenire) qualcuno continua a segnalare che quanto più i bambini saranno vaccinati tanto meno avremo paura della SARS o della suina o di altre forme virali gravi e tanto meno sofferenze infliggeremo loro, mente spudoratamente, cercando solo di cavalcare un momento emotivo intenso per ottenere un vantaggio commerciale o altri vantaggi indiretti (il mantenimento della paura).
Un bambino sano che si ammala di influenza (posto che si ammali anche se viene cautelato con la necessaria profilassi comportamentale), se è ben nutrito e ha un adeguato supporto minerale e vitaminico supera l'influenza, talvolta con l'uso di qualche sintomatico di supporto.
Restiamo sempre sorpresi dal fatto che in due metaanalisi successive la Cochrane (ente mondiale super partes, che analizza tutti i dati scientifici prodotti dalla comunità scientifica internazionali) ha confermato la inefficacia preventiva del vaccino nei bambini fino ai due anni, e che nonostante questo venga sistematicamente indicato di vaccinare i bambini a partire dai 6 mesi di età. Perché il Ministero dà indicazioni contrarie alle conoscenze scientifiche?
Inoltre, non ci stanchiamo di ripeterlo, chi si ammala di influenza, ne esce guarito e con un aumento delle difese immunologiche (durante una forma virale cresce l'Interferone che ci difende, ad esempio, da future forme tumorali).
L'esperienza di chi usa forme di terapia omeopatica e naturale, per prevenire le infezioni invernali ricorrenti e l'influenza, è ampia e ben rappresentata nella popolazione italiana.
A fronte di un’informazione corretta, i cittadini potrebbero comunque scegliere, in relazione alle proprie convinzioni, se seguire un iter vaccinale con dei probabili benefici (e alcuni rischi) oppure un trattamento diverso, probabilmente benefico (ma senza alcun rischio “vaccinale”).
Verità scientifiche nascoste sotto il tappeto
Allora veniamo alle menzogne. Non ci stiamo riferendo al fatto che le troppe vaccinazioni potrebbero fare male (anche se sempre più dati invitano a riflettere su questo tema), perché dalla parte opposta si potrebbe dire che ci attacchiamo a un’ideologia o a un credo diversi da quelli che propone la “scienza” medica.
Facciamo dunque riferimento solo ad alcuni lavori scientifici, alcuni dei quali recentissimi, che non fanno che ribadire l’esistenza di possibili rischi da vaccinazione antinfluenzale, lavori scritti nei centri più famosi del mondo per le medicine “classiche” e convenzionali.
Cosa direste, ad esempio, se vi dicessero che vaccinando con “l'innocua vaccinazione” antinfluenzale tutti i bambini italiani ci possiamo aspettare almeno 10-15 casi di sindrome di Guillaine-Barrè (poliradicolonevrite) più del solito, cioè almeno 10-15 bambini minori di 7 anni tra cui forse anche il nostro, semiparalizzati per molti mesi e in alcuni rari casi anche per tutta la vita, con incapacità di muoversi, agire, pensare come prima?
Eppure un gruppo di epidemiologi americani segnala questo dato già dal 1998 (N Engl J Med. 1998 Dec 17;339(25):1797-802 ), un dato che va ad affiancarsi a uno studio australiano che conferma, a fronte di 67 banali eventi post-vaccinali ogni 100.000 dosi di vaccino, la frequenza di ben 16,7 eventi avversi seri ogni 100.000 dosi per i bambini sotto i 7 anni, negli anni 2000 e 2002 (Commun Dis Intell. 2003;27(3):307-23).
Ma la citazione dei lavori sui danni neurologici post vaccino antinfluenzale può continuare. Non si tratta di eventi frequentissimi, ma si tratta di eventi possibili, gravi, e chi li nega mente, crea un'informazione sanitaria artefatta.
Andiamo dalla nevrassite (Eur J Neurol. 2000 Nov;7(6):731-3) alla nevrite ottica (J Neuroophthalmol. 1996 Sep;16(3):182-4). Per una corretta informazione, è opportuno ricordare che la stessa influenza può determinare un'infiammazione del tessuto nervoso come complicanza, ma è drammatico riconoscere che la maggior parte delle 58 morti per Guillaine Barrè verificatesi nel 1977 negli USA, si verificò nei soggetti vaccinati, con insorgenza della malattia dopo 3-4 settimane dalla vaccinazione (Neurology. 1980 Sep;30(9):929-33).
Sono forse più i danni da vaccinazione di quelli che determina la malattia? Non lo sappiamo con certezza, ma esprimere un dubbio è molto diverso dal trasmettere una tracotante e colpevole certezza di innocuità. In questo caso, da immunologo, mi sentirei di esprimere ben più che un singolo dubbio.
Trovo profondamente disdicevole che la presenza di eventi pur non frequentissimi ma ben documentati a seguito della vaccinazione antinfluenzale non sia resa pubblica. Non è accettabile che il sito del Ministero della Salute fino allo scorso anno abbia evidenziato solo un modesto rialzo febbrile e la “bua sul sederino” come unici possibili danni rilevabili nel post vaccinazione. Fortunatamente per la campagna 2010-2011 ha almeno evidenziato che qualche rischio potrebbe esserci(in una pagina raggiungibile dopo 6 click) anche se, nonostante l'evidenza scientifica qui presentata, precisa che tale evenienza è stata riferita ma mai confermata.
I bambini paralizzati dalla vaccinazione, in fondo, non saranno tantissimi nell'economia commerciale italiana, ma ogni singolo caso merita una consapevole decisione per poter affrontare un rischio. È giusto che chi sceglie lo sappia, e non si senta dire che la vaccinazione è praticamente del tutto innocua, quando non è vero. Sapere le cose dopo, centuplica il livello del dramma.
Che dire, per fare un altro esempio, dei casi di ORS (sindrome oculo-respiratoria) dei quali Eurosalus ha subito parlato e che sono stati prima minimizzati e ritenuti dipendenti da un vaccino un po' anomalo, e poi oggi addirittura riconfermati in doppio cieco contro placebo nel 44% dei soggetti che l'hanno già avuta? Il lavoro è stato pre-pubblicato on line (Clin Infect Dis. 2003 Oct 15;37(8):1059-66. Epub 2003 Sep 26) ed è stato tanto significativo da portare i suoi autori a suggerirne l'informazione specifica a chi ne ha sofferto.
Sicuramente si tratta di un problema di gravità molto relativa, ma perché chi si vaccina non deve sapere che potrebbe perdere del tutto i capelli? Questo dato riguarda soprattutto la vaccinazione obbligatoria antiepatite B, ma in buona misura vale anche per l'antinfluenzale (JAMA. 1997 Oct 8;278(14):1176-8). In fondo, sembra pensare l'industria vaccinale, che male c'è ad avere dei bambini calvi, se hanno evitato 4 giorni di febbre e mal di gola?
Che dire poi se dal numero del maggio 2003 della rivista Clinical Immunology (Clin Immunol. 2003 May;107(2):116-21), uno dei più autorevoli studiosi americani, analizzando i 382 casi di sindrome di Guillaine-Barrè post-vaccino antinfluenzale rilevati in USA negli anni 1991-1998, cioè la bellezza di 50 casi all'anno documentatamente causati dalla vaccinazione e dal particolare quantitativo di endotossina associato al virus, confrontato a un rischio 0 (zero) per la vaccinazione con la anatossina tetanica, suggerisce che forse per la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe essere richiesto un consenso informato scritto? Ma a cosa serve un consenso informato per qualcosa che dovrebbe fare solo bene?
Come cittadino credo che meritiamo qualcosa in più di un'informazione pubblica parziale e aggressiva come si è dimostrata quella di quest'ultima campagna per la diffusione del vaccino antinfluenzale. La coscienza della popolazione è probabilmente cresciuta ed è in grado di percepire dove gli interessi commerciali finiscono per prevalere sul rispetto. Rimango comunque indignato.
Anche se le mie scelte possono essere diverse, rispetto e apprezzo i colleghi medici che suggeriscono la vaccinazione antinfluenzale per loro convinzione, segnalandone però i potenziali rischi.
Stigmatizzo e condanno invece la protervia commerciale che cerca di nascondere “sotto al tappeto” le verità scientifiche che tanto difende, quando diventano scomode. Su Eurosalus abbiamo già dato ripetutamente indicazioni esaustive sulle ampie possibilità di prevenzione naturale delle forme di raffreddamento invernale, influenza compresa  (vedi anche gli altri link di questo articolo).
E tutti gli anni ormai riconosciamo un'aggressione di questo tipo, che puntualmente si verifica nella comunicazione televisiva e giornalistica.
Oggi, questo articolo serve solo per tranquillizzare coloro che sceglieranno consapevolmente di non fare e di non fare eseguire ai figli la vaccinazione antinfluenzale proposta in modo così pressante e di informare serenamente coloro che in modo consapevole sceglieranno di vaccinare se stessi o di fare vaccinare i loro figli. .
Ci sono molti i motivi scientifici che sostengono questa scelta e ci sono, fortunatamente, gli strumenti per affrontare con serenità i virus vecchi e nuovi senza credere di avere fatto scelte sbagliate per i propri figli. Siamo ancora in uno stato che deve garantire le scelte autonome e consapevoli del cittadino, che può farle, in un senso o nell'altro solo se realmente informato.

http://www.eurosalus.com/malattie-cura/chi-tace-i-possibili-danni-da-vaccinazione-antinfl

Carceri: 3 suicidi in 24 ore ed un decesso a Roma ma tutto tace Scritto da Chiara Amendola


carceriSi è ucciso impiccandosi alle sbarre della finestra del Nucleo Traduzioni del carcere di Siracusa. Si tratta del terzo caso in sole 24 ore. L’uomo era stato condannato per violenze sulla figlia ma si dichiarava innocente. Gli era stato concesso il permesso di lavorare all’esterno in regime di articolo 21 ma ciò non era bastato per sopportare lo stato di degrado in cui viveva una volta rientrato in cella.
Prima di lui altri due detenuti si sono tolti la vita nello stesso modo. A Prato un marocchino di 22 anni aveva cercato di impiccarsi con un lenzuolo lunedì sera nel carcere della Dogaia. Aveva ancora poco più di un anno di pena da scontare. Gli agenti lo hanno trovato e subito sono scattati i soccorsi. Ancora in vita è stato trasferito all'ospedale dove, però, è morto. A Sollicciano in provincia di Firenze un uomo di 47 anni del reparto assistiti ha invece usato il cavo della tv per ammazzarsi.
Episodi che denotano la tragica situazione in cui vivono le carceri italiane. Sono 66mila e 700 i detenuti che affollano le strutture. Basti pensare che in media i reclusi che occupano le celle sono circa il doppio rispetto alla capienza prevista. Quasi tutte le regioni italiane sono ‘fuori legge’, ospitano cioè un numero di persone superiore al limite ‘tollerabile’. A questo si vanno ad aggiungere le carenze nell’organico, circa il 30%. Pochi agenti e spesso disarmati.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, in relazione agli avvenimenti degli ultimi giorni ha dichiarato:  
“E’ inevitabile che il carcere determini, come autorevolmente sottolineato dal Comitato nazionale per la bioetica, crisi di identità, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. E allora, essendo l’ennesimo tragico caso di morte in carcere, bisognerebbe darsi concretamente da fare per un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, argomento rispetto al quale il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è da tempo impegnato nonostante la colpevole indifferenza di vasti settori della politica nazionale. Serve un carcere nuovo e diverso perché quello attuale è un fallimento”.
Secondo il SAPPE nel 2011 si sono verificati 1.003 tentativi di suicidio mentre nel 2012 le vittime sono 51. Solo in Toscana la Polizia Penitenziaria ha sventato 551 atti di autolesionismo.
Numerosi gli appelli sui social network in seguito alla notizia, passata in sordina. Primo tra tutti Roberto Saviano che più volte ha denunciato la questione chiedendo l’attenzione dei politici:
“Ieri pomeriggio a Siracusa si è tolto la vita il terzo detenuto in 24 ore – scrive su facebook - Prima di lui un detenuto a Prato e un altro a Firenze. La situazione è insostenibile. Anche la Conferenza episcopale - dopo i Radicali, il Dap e il Sappe - mercoledì ha auspicato un provvedimento di amnistia per risolvere lo stato disumano in cui si trovano le carceri italiane. Disumano e fuori legge. La verità è che ci accorgiamo di quanto siano disumane, affollate e invivibili, solo quando ci capita di farne esperienza diretta, fino a quel momento restano una realtà lontana, che non ci riguarda. E invece, il grado di democrazia di un paese si vede dallo stato delle sue carceri e le nostre parlano più di ogni altra cosa. Urlano. E in Parlamento, sempre occupati in campagne elettorali, pare non si accorgano di nulla”.
Ieri un ‘altra vittima si è aggiunta all’elenco. Luigi D., 56 anni era recluso a Rebibbia per furto. Sarebbe stato rilasciato nel 2013. Ricoverato d’urgenza per una colecisti perforante, è morto sotto i ferri.
Si apre così un altro capitolo della vicenda, quello della sanità penitenziaria: mancanza di personale medico e paramedico, carenza di fondi, dotazioni tecnologicamente arretrare e da strutture fatiscenti. 

fonte http://www.you-ng.it/news/locale/item/4174-carceri-3-suicidi-in-24-ore-ed-un-decesso-a-roma-ma-tutto-tace.html

giovedì 11 ottobre 2012

Monti sorridente vicino a un pluri-assassino: perché non sono stupito?

- di Daniele Di Luciano -
Che ridere, vero Presidente Monti? Tanto il mondo mica lo conosce quel signore alla sua destra, giusto? Verrebbe da ridere anche a me se non fossi così profondamente disgustato. Ecco chi si nasconde sotto quell’abito elegante…
Dal forum di ComeDonChisciotte:
Da 25 anni, cioè dal barbaro assassinio del 15 ottobre 1987 del Presidente in carica Thomas Sankara e dei suoi 12 collaboratori, Blaise Compaoré è a Capo del Burkina Faso, tra gli uomini politici più ricchi e potenti dell’Africa in uno dei paesi tra i più poveri del pianeta.
Blaise Compaoré non è il democratico che pretende di essere, è un sanguinario, il suo potere criminale è marchiato sin dalle prime ore da qualsiasi tipo di atrocità. Con la sua salita al potere molta gente è stata bruciata viva, altri sono stati giustiziati e sepolti in fosse comuni.
ha fondato il suo potere e la sua fortuna su una lunga serie di crimini economici e di sangue, traffici di armi e di diamanti, sin’ora rimasti impuniti. Paesi come l’Angola, la Liberia, la Sierra Leone e recentemente la Costa d’Avorio ed il Mali hanno subito le manovre di destabilizzazione di Blaise Compaore.
Blaise Compaoré fu citato negli elenchi dell’inchiesta contro Charles Taylor ed il Burkina Faso messo in causa dagli esperti dell’ONU, implicato nei conflitti in Liberia, Sierra Leone e nei traffici d’armi e di diamanti per l’UNITA di Jonas Sawimbi a quel tempo sotto embargo, per assassinii, stupri e mutilazioni di 500.000 persone in Sierra Leone e quasi 600.000 in Liberia, così come denunciato e ampiamente documentato anche nelle inchieste giornalistiche italiane di RAI 3 di Silvestro Montanaro.
Il Presidente Blaise Compaore è un predatore che ha eliminato tutti quelli che gli facevano ombra. Il lungo elenco è pubblicamente noto, fece uccidere il suo migliore amico Thomas Sankara, in seguito fece fucilare Lingani e Zongo rimanendo così solo al potere. La repressione che compì in seguito alla morte di Sankara finì con la vita di migliaia di burkinabè. Infine, assassinò il giornalista Norbert Zongo che stava indagando su casi di corruzione in cui era implicato e l’autista di suo fratello François che sapeva troppo. Questo senza contare gli innumerabili casi di tortura registrati nel paese. (cit. Antonio Lozano del Comitato spagnolo Sankara. Lettera alla Comunità di Sant’ Egidio, 2008
[di Comitato italiano Sankara, Fonte www.contropiano.org]
Direi che può bastare. Ma allora perché non sono sorpeso? Quando Thomas Sankara era presidente del Burkina Faso, fece un discorso all’ONU in cui dichiarava che il suo paese si rifiutava di pagare il debito. Il motivo era che quel debito era una truffa, creato dai nuovi colonizzatori della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Provare a pagarlo, per il Burkina, significava sacrificare migliaia di persone.
Sankara, alla fine del discorso profetizzò che se i presidenti degli altri paesi africani non l’avessero imitato, lui sarebbe stato assente alla prossima riunione dell’ONU. E così fu. Sankara fu ucciso dopo quel discorso.
Fu ucciso da Blaise Compaoré, che così divenne il nuovo Presidente del Burkina. Capito perché non sono sorpreso?
Compaoré e Monti, anche se con metodi diversi e in contesti diversi, lavorano per le stesse organizzazioni criminali mondialiste che tengono sotto scacco interi paesi sotto il ricatto del debito.
Però sono ben vestiti e tanto basta, nel mondo delle apparenze, a guadagnare la fiducia dei cittadini.

martedì 9 ottobre 2012

IL PEGGIO CHE AVANZA

Matteo Renzi nel mirino della Corte dei conti: tutti i soldi spesi da Presidente della Provincia Matteo Renzi ospite alla trasmissione
Le spese eccessive e folli della Provincia di Firenze, quando era amministrata e guidata dall’attuale sindaco rottamatore Matteo Renzi, sono finite nel mirino della Corte dei conti. Le spese di rappresentanza ammontano a 2 milioni di euro, ma secondo il dipendente di Palazzo Vecchio Alessandro Maiorano sarebbero ben 20 milioni! Il periodo di riferimento va dal 2004 al 2009 quando l’attuale primo cittadino del capoluogo toscano del Partito Democratico era presidente della Provincia. In un periodo di crisi economico-finanziaria come quello attuale, con il tasso di disoccupazione che aumenta vertiginosamente e con il numero di poveri che di giorno in giorno aumenta in modo incontrollato mentre spiccano gli scandali e gli spreschi della casta, fa un certo effetto leggere le spese sostenute dall’attuale candidato alle primarie del PD per cene, viaggi istituzionali in America, vini pregiati, biglietti aerei, pasticcini e fiori. Alcuni dati sono stati pubblicati sul Fatto Quotidiano e altri ancora sul Corriere della Sera che riportano anche i documenti e le carte che il dipendente e grande accusatore di Renzi ha consegnato alla Guardia di Finanza.
Le numerose delibere per le spese di rappresentanza dell’allora presidente Matteo Renzi venivano firmate dal capo di Gabinetto Giovanni Palumbo. La Provincia di Firenze nell’era renziana ha sborsato una montagna di soldi per le spese di rappresentanza tra biglietti aerei, alberghi e ristoranti negli Usa. E le altre spese? Per il cibo divorato in diverse trattorie e ristoranti toscani: dalla trattoria Garibaldi al Nannini bar, dalla taverna Bronzino al ristorante da Lino. Nel 2007 e nel 2008 sono volati al vento ben 50mila euro per il cibo. Alcuni dati? Il 31 ottobre 2007 la Provincia di Firenza ha sganciato 1300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze mentre il 5 luglio altri 1.855 euro alla Taverna Bronzino. Per un solo pranzo al ristorante Lino è riuscito a spendere la bellezza di quasi due stipendi mensili degli addetti al call center: 1.050 euro. Altri 1.213 li ha lasciati al ristorante Cibreo. Ma il conto è ancora più stellare l’11 luglio 2007 quando alla Fattoria Castello di Verrazzano (un agriturismo) la Provincia di Firenze ha sganciato 1440 euro!
Solamente nel periodo che va da maggio a luglio 2007 è riuscito a spendere in ristoranti una cifra pari a 17mila euro. Ma quali sono le altre spese inutili oppure non vantaggiose della Provincia di Firenze nell’era renziana? Per la gara intitolata “Cento picnic – prima festa nazionale a premi dei picnic” del 6 luglio 2008 sono stati spesi 40mila euro. Il portavoce di Renzi ha giustificato l’iniziativa dichiarando che hanno partecipato le scuole. Altri 1.320 euro sono stati spesi il 4 dicembre 2008 per la cerimonia di accensione dell’albero di Natale 2009. Un’iniziativa che è stata considerata utile per la promozione turistica.
Ecco le altre spese folli e inutili. Per festeggiare il 30° compleanno della Pimpa nel 2005 ci sono voluti ben 100mila euro! Una cifra esorbitante e incomprensibile per uno spettacolo circense dedicato al fumetto del cane a pois. Poi è stato erogato a favore del Massachusetts Institute of Technology un contributo di 40mila euro poiché Renzi decise di aderire al consorzio città digitali del Mit di Boston. La trasferta di una delegazione della Provincia di Firenze negli Usa dal 2 all’8 novembre 2007 è costata 26.775 euro! Per gli appuntamenti e convegni dedicati alle elezioni presidenziali Usa del 2008, la Provincia di Firenze ha sborsato più di 14mila euro.
Cifre esorbitanti e davvero vergognose! Così i rottamatori vogliono svecchiare la politica, spendendo cifre stellari per ristoranti e viaggi? Sara Biagiotti del comitato elettorale del sindaco rottamatore ha spiegato che tutte le spese di rappresentanza sostenute dall’Amministrazione Provinciale dal giugno 2004 al giugno 2009 sono state pienamente legittime, conformi alle leggi e sempre controllate dai revisori contabili. Ha inoltre aggiunto che le spese di rappresentanza dell’intero ente provinciale non sono state di 20 milioni di euro in 5 anni, ma di circa 400mila euro l’anno. Una cifra comunque troppo alta!
Intanto il dipendente del Comune Alessandro Maiorano continua la sua battaglia contro Renzi per mettere a nudo la “sprecopoli renziana”. Da parte sua Renzi può consolarsi con i numerosi attestati di stima ed elogi che giungono dal centrodestra: dall’ex premier Silvio Berlusconi al suo braccio destro Marcello Dell’Utri fino all’agente dei vip Lele Mora. Il senatore del Popolo della Libertà al programma radiofonico La Zanzara su Radio24 ha affermato che Renzi gli ricorda molto Berlusconi per il suo essere anticonformista. «Alle politiche, se non ci fosse Berlusconi - ha detto Dell’Utri -, Renzi lo voterei, assolutamente, avercene di persone così. Molti del PdL se non ci fosse Silvio lo voterebbero. Meglio di La Russa e Gasparri? Siamo su un altro pianeta, sono cose nuove…». Dello stesso parere anche la consigliera regionale del PdL alla Regione Lombardia Nicole Minetti. Il “sistema berlusconiano” è con Renzi!

lunedì 8 ottobre 2012

VENEZUELA AL VOTO Perché Chávez

Hugo Chávez si ama o si odia, senza vie di mezzo. E sia l'amore sia l'odio obnubilano, rendendo difficile farsi strada al lume della ragione.
È sempre stato così, fin dal 1998, l'anno in cui irruppe come «un magnifico uragano» sulla scena politica venezuelana. «Tutti i rivoluzionari di qua, tutti gli escuálidos di là», gridava allora alle masse infervorate dei suoi sostenitori. E, nel fondo, né gli anni turbolenti di potere, né il golpe subito e scampato nel 2002, né la recente malattia lo hanno cambiato. In questi 14 anni è andato al voto 14 volte e ha sempre vinto - in elezioni considerate pulite -, eccetto una volta, nel referendum costituzionale del 2007, quando perse per un niente e accettò la sconfitta - al contrario di quanto i suoi detrattori credevano e probabilmente speravano.
Oggi si presenta di nuovo al giudizio dei venezuelani, fiaccato dal brutto tumore che lo ha colpito nel 2011 (ufficialmente «superato», su cui incombe però un mistero di stato), ma combattivo e focoso come sempre.
Questa, a giudizio di molti, sarà l'elezione più importante e più incerta fra tutte le altre. La prima in cui la sua vittoria non è scontata.
La prima elezione in cui l'opposizione sembrerebbe aver messo da parte i connotati nettamente golpisti di questi anni, aver superato le divisioni interne, aver presentato un candidato - il rampante quarantenne Henrique Capriles Radonski - con un minimo di credibilità. Capriles è un giovanotto genuinamente e legittimamente di destra nonostante i suoi camuffamenti elettorali, con l'obiettivo di pescare fra i tanti indecisi e i delusi dal chavismo, lo spingano a definirsi di centro-sinistra e a millantare come modello il brasiliano Lula (che però sta con Chávez). Ricco di famiglia, deputato in parlamento a 26 anni, governatore dello stato di Miranda (quello che comprende Caracas) strappato ai chavisti, candidato presidenziale. Secondo i suoi avversari in gioventù ha fatto parte del gruppo di estrema destra «Tradición, Familia y Propriedad», di certo ha partecipato attivamente all'effimero golpe contro Chávez dell'aprile 2002. Assicura che con lui espropriazioni e nazionalizzazioni finiranno, ma anche che continueranno le « misiones boliviarianas» - i popolarissimi programmi sociali di Chávez -, rendendole però «più efficienti». L'anti-chavismo interno e internazionale ha fatto del suo meglio per pompare Capriles. Teodoro Petkoff, l'ex-guerrigliero comunista degli anni '60 passato armi e bagagli alla destra liberista, ha scritto che il candidato dell'opposizione è riuscito «a scatenare l'euforia, l'emozione e la passione», il Washington Post di ieri lo definiva uno sfidante « charismatic». L'anti-chavismo militante ha fatto del suo meglio anche per demonizzare a dovere, come sempre, il « caudillo rosso». Sempre Petkoff, molto ascoltato e apprezzato negli ambienti della sinistra rosa europea si è lanciato in una previsione assai azzardata: «... è possibile affermare con poco margine di errore che Henrique Capriles Radonski vincerà le elezioni presidenziali del 7 ottobre». Un po' più prudente, il latino-americanista della Repubblica si dice sicuro (e spera) che «comunque sia, l'autunno del comandante invincibile è cominciato». In inglese si chiama wishful thinking . Questa notte o domani si saprà se Chávez ha vinto ancora. Noi speriamo che vinca. Non siamo ciechi e non guardiamo al Venezuela chavista come al paradiso né a Chávez come a un vice di dio in terra ( «Primero Dios y despues mi Comandante») . Forse o senza forse il «socialismo del secolo XXI» ha bisogno di essere meglio definito e praticato; forse o senza forse la «democrazia partecipativa» deve essere partecipata non solo in basso ma deve arrivare anche al vertice, nei piani alti della burocrazia di governo e di partito dove invece spesso sembra prevalere il verticalismo e il burocratismo (oltre che la corruzione); forse o senza forse il chavismo ha il suo limite vero nel messianesimo, nella solitudine e insostituibilità del líder máximo ; forse o senza forse nella «rivoluzione chavista» ci sono sintomi e pericoli di un bonapartismo che apre sempre la strada a una transizione burocratica verso la contro-rivoluzione; forse o senza forse le « misiones» chaviste alleviano le condizioni delle masse povere ma non risolvono il problema strutturale della povertà (la destra brasiliana e molti intellettuali anche di sinistra dicevano le stesse cose del programma «Fame zero» di Lula); forse o senza forse Chávez ha fallito nel cambiare il modello economico tutto-e-solo petrolio (95% delle entrate, importato più dell'80% dei prodotti alimentari); forse o senza forse ci sono sperperi e corruzione da parte della avida « boliborguesia» , la nuova borghesia bolivariana; forse o senza forse il problema della violenza che ha fatto di Caracas una delle città più pericolose del mondo, non è stato affrontato come si doveva; forse o senza forse l'«iper-presidenzialismo» di Chávez è eccessivo anche se finora le sue 13 vittorie elettorali su 14 elezioni le ha vinte a colpi di democrazia (e democrazia elettorale pulita, come l'occidente comanda) e semmai i golpisti erano nella «opposizione democratica»; forse o senza forse Chávez ha una retorica troppo bellicosa, ha troppo bisogno di nemici interni (« los escuálidos» ) ed esterni («l'imperialismo nord-americano») e dopo tanti anni la guerra stanca per cui molti chavisti pare siano migrati verso un terzo Venezuela che non è quello di Chávez né quello degli anti-Chávez: i «Ni-Ni », i Né-Né che nelle speranze di Capriles e di molti potrebbero decidere il voto. Ma una cosa è chiara: di fronte, in Venezuela, durante questi 14 anni - e anche oggi - ci sono due modelli contrapposti, antagonisti. Uno è quello incarnato, con tutti i suoi limiti, da Chávez, l'altro è quello rappresentato da Capriles. Ognuno scelga quello che vuole. Noi, a occhi aperti, scegliamo Chávez. Come ha detto uno, il suo «è stato il primo governo a usare le risorse del petrolio per risolvere i problemi sociali e preoccuparsi dei poveri». Salute, scuole, case, alimentazione, salario minimo, leggi sul lavoro. Paese pericoloso, sì, ma anche quello in cui la mortalità infantile è stata dimezzata, quello (dati Onu) con il minor livello di diseguaglianza dell'America latina e in cui la povertà urbana è passata dal 49% del '99 al 29% del 2010, quello che ha usato il petrolio (magari con metodi spicci) come strumento di sostegno ad altri paesi latino-americani (Cuba ma non solo Cuba) e leva all'integrazione regionale, quello che ha cercato di rompere il vecchio schema nord-sud con l'altro sudsud (con Cina, Iran, India, Russia, Sudafrica...). E, last but not least , quello che ha cercato di contrastare la (nefasta) presa Usa in America latina. Hugo Chávez, con il suo stile flamboyant e con tutti i suoi limiti, è stato l'uomo che ha dato (dato, non ridato) il diritto di cittadinanza e i «diritti politici» (che non si esauriscono nel diritto di voto) a chi non li aveva mai avuti in Venezuela.
COMMENTO - Maurizio Matteuzzi 
fonte il manifesto