Fa ancora ombra questo 25 aprile, come un salice nei pressi di un cimitero, come un amore tradito, come una vittoria rimasta incustodita. Sono in tanti a consacrarlo, a solennizzarlo come fosse una festa padronale, come il natale di un bastardo, come un ferragosto, come un giorno rosso solo sul calendario. E’ una disdetta, cari Compagni, pare sia la festa di tutti, preti compresi. Tutti antifascisti, anzi qualcuno vorrebbe concedere qualche metro di palco alla nuova destra e alle nuove camicie bianche, perché, si dice, che i morti dell’altra sponda abbiano bisogno del loro sacro funerale.
Non ci siamo, partiamo sempre rasentando quel fondo di verità, che l’umana specie occidentale si è adoperata per romanzare e decantare come una storia da telefilm, issando la bandiera dell’opportunismo o la bandiera del cinismo, del qualunquismo perché, si dice, che il sangue dell’uomo sia sempre dello stesso colore.
L’essere o non essere di Amleto, la follia di Romeo e il silenzio di Jolik sono sempre più ingombranti, come lo sono certe bandiere rosse, macchiate a morte, macchiate con loro stesso sacrificio, sostituite con una leggenda o, se volete, un falso storico.
I Partigiani erano Comunisti, se non erro, ditelo ad alta voce. Si lo so, non tutti, c’era pure qualche tunica, qualche divisa, qualche democristiano, qualche sempliciotto, ma credetemi, si perderebbero di fronte al numero di Compagni morti, scomparirebbero se il sangue perso si potesse misurare, anche se si dice, abbiano lo stesso colore.
Molti fanno finta di non sapere, altri ignorano, per lacune esistenziali. Alcuni democratici presenti alle cerimonie del 25 aprile sono i traditori di quel sacrificio, eppure, ormai è consuetudine credere siano in buona fede. Dopo quel 25 aprile, in poco meno di due anni, i fascisti rientrarono nelle istituzioni a discapito degli antifascisti, sempre per mezzo dei democristiani.
La storia è storia e i traditori non hanno mai smesso di tradire, dicevano i partigiani rimasti feriti.
In pochi anni, s’annacquarono i ricordi e i saggi presero in consegna il fatto, sempre conclamato, dell’Italia repubblichina. Eppure, senza comunisti, questa storia non la potreste immaginare, non potreste raccontarla; senza comunisti non sapreste, senza comunisti sarebbe stata inventata un’altra favola, senza Stalin e l'Armata Rossa, i nazisti avrebbero raso al suolo questo bel paese e forse l'intera Europa.
Socialdemocrazia, democrazia cristiana, libertinismo, fascismo e fanatici hanno origini capitaliste, puzzano anche un po'. Come puzzano le didascalie di Spriano e Tronti, Negri e il tomtom.
Da sempre, i revisionisti fanno il gioco del palazzo.
Impiegare anni per riscrivere la storia, danneggiarla a discapito del proletario dovrebbe essere un crimine, ma nessuno osa processarlo, nessuno osa condannarlo.
Preservare una festa antifascista non può essere un dovere costituzionale, perché se la morte va rispettata, allora ci si inchini a queste: Alle compagne fucilate, a quelle stuprate nelle campagne, ai compagni assassinati davanti ai figli, ai compagni persi in battaglia o con un colpo alle spalle, perché si sa, il fascista è infame, ai Compagni torturati, ai deportati, ai prigionieri politici del tempo.
Consentitemi, però, di dirla tutta; a forza di deteriorare e riscrivere i capitoli, abbiamo ammainato la bandiera e seppellito il partito comunista. Dopo la morte di Gramsci nacque un altro partito. Sostituito, riciclato con colori spenti. Sono passati tanti anni e i Compagni sognano ancora un Partito Comunista Italiano e pare sia nella nostra speranza, il vero disagio.
Colgo l'occasione, in ogni caso, di chinare il capo di fronte ai partigiani morti, il 25 aprile mai sarà un giorno qualunque!
(Antonio Recanatini)
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