«Berlusconi
ha avuto molto, in passato, in termini di supporto e relazioni
significative, dall’ambiente libero-muratorio. Per converso, sono stati
proprio alcuni circuiti massonici sovranazionali a pretendere e a
determinare la caduta politica
del “fratello Silvio” nell’autunno del 2011, imponendo il collocamento
del “fratello” Mario Monti a Palazzo Chigi». Un’affermazione forte, che
il leader del “Grande Oriente Democratico” Gioele Magaldi ha rilasciato
in un’intervista a Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara, autori del
saggio “I panni sporchi della sinistra” (Chiarelettere). Ma l’obiettivo
dei due autori non è tanto il Cavaliere, la cui militanza massonica è
arcinota, quanto l’uomo del Colle: «Il complesso rapporto creatosi nel
corso degli anni tra Berlusconi
e Napolitano – scrivono – suggerisce sintonie che spesso vanno oltre la
simpatia personale e il reciproco rispetto che può esistere tra figure
che dovrebbero essere radicalmente lontane, sia per storia intellettuale
e professionale sia per schieramento politico».
Se di Berlusconi
si ricorda l’iscrizione alla Loggia P2 di Licio Gelli nel 1978, da cui
poi proseguì «il suo percorso massonico alla corte del Gran maestro Armando
Corona dal 1982 al 1990», con accanto Marcello Dell’Utri – sempre
secondo Magaldi – per tessere la rete di relazioni alla base di Forza
Italia, per Pinotti e Santachiara è «molto più complesso il discorso che
riguarda Napolitano», come affermano nel loro libro, di cui “Affari Italiani” pubblica un’anticipazione. «È possibile che le sintonie con Berlusconi
siano state facilitate da comuni vicinanze su questo terreno? Secondo
Magaldi – che lo ha affermato in numerose interviste – non vi sono dubbi
sul fatto che il presidente della Repubblica sia un “fratello”».
Dichiarazioni certamente insufficienti, ammettono i due giornalisti,
intenzionati ad “approfondire” il tema con «un’autorevole fonte», che
però «ha chiesto di rimanere anonima». Si tratta di «un avvocato di
altissimo livello, cassazionista, consulente delle più alte cariche
istituzionali, massone con solidissimi agganci internazionali in Israele
e negli Stati Uniti». L’avvocato sarebbe «figlio di un dirigente del
Pci, massone, e lui stesso molto vicino al Pd». Secondo il legale, già
il padre di Napolitano è stato «una delle figure più in vista della
massoneria partenopea».
Avvocato liberale, poeta e saggista, Giovanni Napolitano avrebbe
trasmesso al figlio Giorgio (notoriamente legatissimo al padre, che
ammirava profondamente) non solo l’amore per i codici ma anche quello
per la “fratellanza”? «A rafforzare la connotazione “muratoria”
dell’ambiente in cui è nato Giorgio Napoletano c’è un altro massone,
amico fraterno del padre: Giovanni Amendola, padre di Giorgio, storico
dirigente del Pci e figura fondamentale per la crescita intellettuale e politica
dell’attuale presidente della Repubblica», scrivono Pinotti e
Santachiara. «Va detto che l’appartenenza alla massoneria non è un
reato, anzi, molto spesso figure a essa legate sono diventate
protagoniste di rivoluzioni innovatrici e progressiste». Certo, il
legame massonico «rappresenta una modalità di gestione del potere di cui poco si conosce». Modalità che «è spesso determinante per capire i fatti più recenti della politica
italiana e internazionale». Per molti aspetti, sostiene la “fonte” dei
due reporter, «Napolitano è assimilabile a Mitterrand, che era anche lui
massone», ed è stato il politico più decisivo nell’imporre in Europa
sia il regime dell’euro che l’asfissia del rigore come “virtù” neoliberista, oggi simboleggiata dal tetto del 3%
deficit-Pil per la spesa pubblica. Un vincolo fatale, che sta mettendo
in croce le democrazie europee e demolendo il nostro tessuto
socio-economico.
Sempre secondo l’anonimo avvocato napoletano citato da Pinotti e
Santachiara, la visione di Napolitano è identica a quella della
“république” incarnata da Mitterrand, «un monarchico travestito da
socialista» secondo un ex consulente dell’Eliseo come l’economista Alain
Parguez, nemico giurato dell’euro-regime di Bruxelles. «L’appartenenza
massonica di Napolitano è molto diversa da quella di Ciampi, fa
riferimento a mondi molto più ampi», continua “l’avvocato”. «Ciampi
inoltre è un cattolico. Napolitano si muove in un contesto più vasto».
La massoneria italiana, dal canto suo, ha sempre espresso grande
simpatia verso l’attuale presidente della Repubblica, sostengono i due
autori del libro. «Il Gran maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi),
avvocato Gustavo Raffi, si è rivolto più volte pubblicamente a
Napolitano, esprimendo simpatia e deferenza». Il 10 maggio 2006, dopo la
prima elezione alla presidenza della Repubblica, Raffi esultava
indicando la scelta di Napolitano come «uno dei momenti più alti nella
vita democratica del paese», ed esprimeva felicitazioni «a nome dei liberi muratori del Grande Oriente d’Italia».
Stesso entusiasmo nel marzo del 2010, per la rielezione di Napolitano
al Quirinale, di fronte all’agonia del Parlamento tramortito
dall’exploit di Grillo dopo la micidiale “cura dimagrante” affidata a
Monti e Fornero. E il 13 giugno 2010, lo stesso Raffi si è spinto «sino
alla soglia di pesanti rivelazioni, rispondendo a una domanda non
casuale di Lucia Annunziata», nella trasmissione Rai “In mezz’ora”.
Domanda: «Napolitano potrebbe essere un massone sotto il profilo dei
valori?». Netta la risposta di Raffi: «A mio avviso sì, per umanità,
distacco, intelligenza, per avere levigato la pietra, per averla
sgrezzata, lo dico in linguaggio muratorio, in questo senso sì». Anche
nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, aggiungono Pinotti e
Santachiara, si registrano convergenze tra la spinta celebrativa del
Colle e i momenti pubblici organizzati dalla massoneria italiana,
artefice forte del Risorgimento. Il 7 gennaio 2011 Raffi apre le danze
dichiarando: «Come ci ricorda con il suo esempio altissimo il capo dello
Stato Giorgio Napolitano, abbiamo il compito di ritrovare fiducia,
unità e coesione nazionale, capacità di risolvere i problemi, insieme a
progetti che indichino la strada al di là di ogni polemica di parte e
del cortile degli interessi».
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