mercoledì 23 maggio 2012

GIORNALISTI E POLITICI PER LA MEMORIA

Ci sono giorni particolari nei ricordi degli italiani, giorni in cui vengono rispolverate salme e momenti storici unici e sembra che l'Italia sia in cambiamento, quasi fosse una fase dove qualcuno ha lasciato pezzi di cuore frantumato sull'asfalto di Capaci.
In questi giorni vengono rispolverati giornalisti con la penna macchiata e arrugginita, giornalisti che parlano di prima, seconda e terza repubblica, personaggi pericolosi tanto quanto i nostri politicanti, personaggi che hanno inventato e descritto un'altra Italia, diversa da quel che viviamo.
Giornalisti schiavi e camerieri del potere, giornalisti che hanno diviso l'Italia della mafia con l'Italia parlamentare e repubblicana, giornalisti che non hanno mai pagato per la loro infamia; persiste la loro storia perché persiste la nostra ignoranza.
Parlano di terza repubblica come se questo paese fosse in perenne cambiamento, si moltiplicano le presenze in tv e sono pronti ad usurpare posti a giovani con mille speranze e capacità, dei rincoglioniti che invecchiano a braccetto con la classe politica, un quadro desolante da far vomitare anche quelli che preferiscono la luna alla tv.
Si vedono sfilare come fighetti che in periferia sarebbero derisi anche dal feccioso con anni di nosocomio criminale, un fardello pesante che ancora sopportiamo, con cui ancora  facciamo i conti, perchè loro sono l'anello di congiunzione tra il male e l'ascesa dei peggiori squilibri nazionali.
Mio nonno diceva sempre che i giornalisti migliori fanno carriera solo se accettano di vivere sotto scorta, altrimenti muoiono prima di iniziare, alcuni sembrano degli alieni immuni alla morte e così lontani dalla realtà, infatti quando osano descriverla la raccontano come una fiaba.
Personaggi come Fede e Vespa che ci ostiniamo a definire giornalisti, non sono intelligenti, non sono belli e non sono preparati, anzi sono preparati a modo loro, per colorare solo in bianco e nero i colori della nostra bandiera.
Saviano prenderà il posto di Bocca, sembra quasi una sostituzione obbligata, il primo ha parlato di camorra dimenticando i movimenti poco chiari del papà; il secondo, pace all'anima sua, era partigiano ma non amava il contraddittorio, amato da certa sinistra, anche se ostentava un carattere quasi razzista per molti.
Giuseppe Fava, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro e Mario Francese ecc.ecc. hanno lasciato l'eredità dell'informazione a personaggi che di giornalismo e cronaca possono parlare solo se imboccati, come fossero dei neonati appena svezzati.
Senza internet difficilmente conosceremmo il malaffare che si aggira sotto il banco dei potenti, difficilmente sapremmo qualcosa dei poteri occulti, dei servizi segreti e di signoraggio, perchè per denunciare un sistema corrotto ci vogliono le palle.
Giuseppe Fava scrisse -io ho un concetto etico del giornalismo, un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, sollecita la costante attenzione della giustizia. Impone ai politici il buongoverno, se un giornale non si fa carico di questo, si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace per vigliaccheria o calcolo si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare con la sola verità-.
Leggete queste parole e confrontatele al cumulo ridicolo di penne unite solo per l'abolizione del congiuntivo, un cumulo da farsa dove i migliori stentano a far sentire la propria voce, radical chic e perfezionisti del nulla, “libellule depresse”, iscritti in un albo fascista, mai soffocato e mai represso, sempre in auge, un po' come la classe politica, si ricicla come fossero onnipotenti.
Questo è l'unico paese, dove per sapere la verità sui fatti, bisogna andare al teatro a vedere lo show di Travaglio, questo è il paese dove la satira e la comicità hanno preso il posto dell'informazione e della politica, teatro del decadentismo.
Non è un caso che giornalisti e politici siano sempre in prima serata sugli schermi televisivi, pronti a discolparsi da qualsiasi accusa, hanno infangato la verità e si sono appropriati della rai, qui la chiamano spartizione dei poteri, io lo chiamo un colpo di stato perpetrato da 50 anni.
Sarebbe lodevole il riferimento a Borsellino e Falcone, due uomini nati per caso in questa terra stragista e omertosa, purtroppo a decantarne le gesta saranno personaggi dal passato scuro e obeso.
Preferirei il silenzio, preferirei che, oltre la coltre fumosa e losca, apparissero soggetti sani, soggetti assetati di verità, quindi dovrei parlare di un altro paese.
Non ci sarà mai fine alla bruttezza. L'informazione dovrebbe essere un diritto inalienabile, essi, dopo i litigi in prima serata, ceneranno a nostra insaputa e noi pronti a disquisire sui probabili buoni e probabili cattivi, anche quando il marcio ci avrà reso inutili.
Povera Italia, Borsellino, Falcone e tanti buoni giornalisti sono stati uccisi, ora rimangono briciole, tutto il resto è eresia.
(Antonio Recanatini)




Nessun commento: