Un paese civile non potrebbe mai
permettere che esistano casi come quello del Principe dei Poveri, un
mio amico, una persona speciale, un uomo umile che non ha più voce e
forse ha il solo demerito di non essere un incendiario, un temerario
perché come tutti gli animi nobili non è capace di ferire.
Il Principe dei Poveri è Antonio
Trapani 48 anni, ha lasciato lavoro e sogni a Belluno dove lavorava,
è tornato a casa per accudire sua madre, con problemi seri, per sei
anni ha vissuto da solo questo problema, 24 ore su 24 perché non gli
è stata riconosciuta l'assistenza domiciliare. Dopo varie insistenze
gli è stata riconosciuta per due ora al giorno, quasi una presa in
giro, per chi aspetta da anni un aiuto che questo stato dovrebbe
garantirgli, ma, come ogni storia buia non basta, ad agosto verrà
sfrattato e gli organi competenti continuano sballottare
responsabilità in questa situazione dove la cosiddetta società
consumista, capitalista e falsa mette in risalto un senso di umanità,
ormai dimenticato. È davvero triste e desolante sapere che dal 31
agosto questo principe dovrà lasciare la casa, menomale che qualche
amico si è fatto avanti per ospitarlo, ma uno stato dovrebbe
assicurare dignità ad ogni individuo. Mi viene da ripetere la frase
che mi accompagna nella mia vita: il capitalismo concede una solo
alternativa al servilismo: la miseria.
Antonio è senza lavoro, vive
segregato in casa, lontano dalla gente, lontano da quell'egoismo che
portiamo dentro come fosse privilegio mentre esso è la conferma
della parte più vigliacca che emaniamo nel mondo, non ci sono
scuse. Medici che continuano a dirgli che è un problema suo, la
regione Lazio non si pone il problema, certo quando si è seduti sui
privilegi guardare in basso è come guardare all'inferno, non credo
ci siano politici così coraggiosi.
Il Principe dei Poveri potrei essere io
o potreste essere voi, queste storie di vergogna potrebbero affiorare
nella nostra vita in ogni momento, nessuno di noi è vaccinato alla
disperazione, la cosa peggiore è voltare pensando che non sia un
problema nostro.
Auguri Principe.
(Antonio Recanatini)
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