L'unione come utopia
I potenti della terra hanno
bisogno di inventare una morale diversa per il cittadino, che non sia
viva, che sia serva, che sia senza speranze,
che
sopravviva e che non sogni. Ma la morale ha un'unica connotazione, essa è
parte dell'etica con un peso vitale non scindibile dal senso di
giustizia e dall'onestà intellettuale
Il problema è che siamo
quasi tutti presenti quando c'è da accaparrare un privilegio, quando
c'è da rimarcare il proprio dominio, ognuno si distingue per il proprio
egoismo, non ci sono grandi emisferi con cui confrontarsi perchè
parliamo dell'uomo.
Dalle ultime stime in Italia ci sono 8 milioni
di poveri, 11% delle famiglie sotto la soglia della povertà,
disoccupazione da record, una strage con cui si sta speronando lo stato
sociale per ridurlo ai minimi termini.
Colpevole è la stampa,
forse la più colpevole, riesce a mixare le notizie fino a far sembrare i
quotidiani un album di figurine, un assemblaggio di costumi, falsi
opinionisti e scellerati governanti in prima pagina. Ma questa è storia,
una semplice storia che gira intorno al mondo da sempre, quello che
invece impressiona sono i mugugni per poche briciole, le sfide tra
poveri come una guerra promossa dai potenti.
La Sicilia che si
ferma sembra lontanissima dai fatti di questo paese, esportiamo lusso e
impomatati furfanti a cui non è mai interessato il bene comune, ma il
peggior sentimento che ci trasciniamo è l'egoismo. Siamo perplessi,
costernati, indignati e rivoltosi a parole, ma poi giudichiamo
pesantemente chi non riesce ad abbassare la testa, siamo insoddisfatti
di tutto ma non sappiamo cooperare a prescindere.
Siamo divisi
anche sul colore dei calzini, divisi per ogni stupida particella
incolore senza guardare mai l'obiettivo, senza mai guardare oltre il
confine di questo consumismo spasmodico e indecente.
Giudichiamo a
priori chi protesta anche se essi avallano le nostre idee, quasi una
disfida per non trionfare, un mezzo per non comunicare, una posizione di
stallo alla quale non sappiamo rinunciare.
Proust disse che è
molto più facile rinunciare ad un sentimento che abbandonare
un'abitudine, parliamo e sputiamo sentenze prima di conoscere, ma non
abbattiamo il muro di omertà promulgato da leggi non scritte, anche se
da sempre conosciute come la manipolazione di massa e, parliamoci
chiaro, dovesse partire una rivoluzione non saremo nemmeno mille a
giocarci la pelle.
Sono stati abrogati i confronti perché siamo
vispi individualisti che cercano di salvarsi prima che la nave affondi
del tutto, come tanti piccoli spauracchi incapaci di discernere il bene
dal male. No! mi spiace ma non è colpa dei soli poteri occulti, non è
colpa di banchieri putridi come un letamaio sigillato, la colpa è da
ricercarsi nei nostri dissapori popolari, nella nostra funzione di
cittadini ignari e compromessi.
La smania di combattersi come
pretendenti di una cagna in calore ci asfissia molto più di mille
manovre, di altre centomila tasse. L'unico modo è unirsi nel dissenso,
trovare accordi dal basso per ribaltare uno stato di fatto equivalente
all'eutanasia, dipende da noi, ognuno con il suo ruolo per cercare
accordi, migliorie e l'espressione dei meriti. Troviamo punti di
contatto, il nemico è dall'altra parte.
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