Probabilmente alcuni di voi in questi giorni avranno sentito parlare (non troppo e non troppo spesso, che i mediamainstream non sono eccessivamente propensi a dare spazio a ciò che in campo politico si muove al di fuori della palude delle larghe intese) di quell’oggetto ancora non definitivamente identificato che porta il nome provvisorio di lista Tsipras. Ora, al di là delle difficoltà che ho personalmente ravvisato in molti nel pronunciare il nome (a scanso di equivoci, le prime due lettere si pronunciano con lo stesso suono con cui sono pronunciate la t e la z in mosca tzè tzè), credo che la maggior parte di voi (o meglio, la maggior parte della piccola parte che ne ha avuto minimamente sentore. Vabbè, insomma, mi avete capito) si sarà chiesta chi o che cosa sia questo Tsipras.
Quindi, per iniziare, un paio di delucidazioni preliminari: 1) A maggio in tutti i paesi dell’Ue si svolgeranno, come ogni cinque anni, le elezioni per stabilire la composizione del prossimoParlamento europeo; 2) Ogni paese manderà al Parlamento europeo un numero di parlamentariproporzionale al proprio numero di abitanti, per un totale di 751 europarlamentari; di questi 751, per dire, l’Italia ne manda 73; 3) Le liste dei singoli paesi fanno riferimento a grandi gruppi europei, che sono un po’ come i nostri partiti ma che costituiscono in realtà la federazione dei diversi partiti all’interno dell’Ue che, ognuno nella propria nazione, fanno riferimento a valori eideali comuni; 4) Quest’anno, per la prima volta, ogni grande gruppo europeo può nominare un proprio candidato alla presidenza della Commissione europea.
Al momento, al Parlamento europeo i gruppi più numerosi sono due, il Partito popolare europeo(Ppe) e il Partito socialista europeo (Pse). Manco a farlo apposta, in Italia al primo fa riferimento il Pdl (ora Forza Italia + Nuovo centrodestra) e al secondo il Pd. Che però ci governano insieme. E, a dimostrazione di come le larghe intese siano tutt’altro che un vizio italiano, il candidato alla presidenza della Commissione per il Pse è tale Martin Schultz, segretario del Partito socialdemocratico tedesco, che governa, guarda un po’, insieme alla Merkel (il cui partito è invece nel Ppe).
Insomma, il Pse e il Ppe, pur nelle rispettive differenze che comunque esistono, condividono nella maggior parte dei casi alcune idee importanti in materia di politica economica, governano assieme molti paesi europei e, anche quando non governano assieme, sono i principali responsabili, ora l’uno ora l’altro, delle politiche di austerity e di tagli selvaggi che stanno impoverendo e affamando l’Europa. Se siete riusciti a non perdervi fin qua, possiamo procedere. Ed è qui che, terminate le delucidazioni preliminari, salta fuori il nostro Tsipras.
Molti partiti della sinistra radicale, che ritengono incoerenti le politiche sostenute da quei partiti della sinistra raggruppati nel Pse in quanto – concentrate come sono sull’austerity e i tagli alla spesa per il sociale, l’istruzione eccetera – poco attente agli interessi degli oppressi e dei più deboli, son già da diversi anni raggruppati in un altro partito europeo, quello della Sinistra Europea. Il cui candidato designato alla presidenza è, appunto, Alexis Tsipras.
40 anni da compiere, ingegnere, Tsipras è il leader del partito greco Syriza, il cui nome significa Coalizione della sinistra radicale e che, proprio nel paese più duramente colpito e devastato dagli effetti della crisi economica, è riuscito con un instancabile lavoro politico dal basso, e grazie all’impegno di migliaia di militanti, a conquistarsi la fiducia delle classi sociali più disagiate, balzando nel giro di pochi anni dal 5 al 27% dei voti e conducendo una dura opposizione al governo greco formato anche lì, manco a dirlo, da una coalizione fra i conservatori di Nuova democrazia (appartenente al Ppe) e il Partito socialista greco (appartenente al Pse).
In quanto simbolo della volontà di resistenza del popolo più sofferente d’Europa, Tsipras è stato scelto fra tutti i leader della Sinistra Europea per guidare uno schieramento che si presenta alle elezioni con il dichiarato intento di rompere il blocco di potere Ppe-Pse ed imprimere una netta sterzata alle politiche dell’Unione europea, in modo da renderle meno condizionate dalla volontà dei potentati economici e finanziari non sottoposti al controllo democratico popolare e più attente alle esigenze dei cittadini. Oltre ovviamente a Syriza, i partiti che sostengono la candidatura di Tsipras sono il Front de Gauche in Francia, Izquierda Unida in Spagna, la Linke in Germania, ilBloco de Esquerda e la Coalizione Democratica Unitaria in Portogallo, lo Sinn Fein in Irlanda, ilPartito Socialista in Olanda e così via, dalla Norvegia a Cipro, passando per la Repubblica Ceca, la Lettonia, il Lussemburgo e quasi tutti i 28 paesi membri dell’Unione europea.
E l’Italia? Già, l’Italia. Formalmente, l’unica forza organizzata italiana facente parte della Sinistra Europea è il Partito della Rifondazione Comunista che, differentemente da tutti i partiti citati prima, non è attualmente in Parlamento. La sinistra radicale italiana, in effetti, un po’ per colpe proprie un po’ per la peculiarità della situazione nel nostro paese, non è riuscita ad affermarsi come forza radicata e in continua ascesa come nella maggior parte dei paesi europei.
Per questo, alcune settimane fa, un gruppo di personalità del panorama intellettuale italiano, come lo scrittore Andrea Camilleri (quello del commissario Montalbano, per intenderci), la giornalista di Repubblica Barbara Spinelli, il sociologo Luciano Gallino e altri ancora, hanno stilato un appello per la costruzione, anche in Italia, di una lista a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras, che comprenda le forze della sinistra radicale (a partire ovviamente da Rifondazione membro ufficiale della Sinistra Europea, che è stata una delle prime a proporre la candidatura di Tsipras alla presidenza della Commissione) ma che non si limiti ad essa, cercando di allargare il più possibile il fronte di coloro che vogliono rimettere in discussione i trattati europei e l’attuale funzionamento dell’Ue.
Anche Sel, all’ultimo Congresso, in contrasto con l’opinione del suo leader Nichi Vendola, ha deciso a maggioranza di appoggiare la costruzione di una lista a supporto della candidatura di Alexis Tsipras, e uguale interessamento si è registrato da parte di altri gruppi organizzati, personalità importanti del mondo della cultura e della politica, attivisti dei movimenti, semplici cittadini. Lo stesso Tsipras è stato questi giorni in visita nel nostro paese, per parlare con i promotori della lista italiana, e durante il suo intervento nell’affollatissimo Teatro Valle Occupato di Roma ha proclamato a gran voce i suoi punti politici principali per la lotta all’austerity europea, incentrati sullo sviluppo di un piano per la piena occupazione, sulla revisione dei trattati europei, sulla trasformazione della Banca centrale europea in prestatrice di ultima istanza, sull’abolizione delle diseguaglianze tra le forti economie del Nord Europa e quelle più fragili dei paesi mediterranei.
Ma soprattutto ha ricordato come la sua candidatura, lungi dal rappresentare l’ennesima, stantia, riproposizione della “figura carismatica”, sia solo l’incarnazione di un percorso collettivo, quello di larga parte della popolazione greca, che è riuscita a creare attivamente, in prima persona, forme di resistenza all’oppressione dell’austerità giungendo a proporre un candidato alla presidenza della Commissione, nel tentativo di rovesciare gli equilibri attuali all’interno dell’Ue, in un tentativo di riscatto non solo della Grecia, ma di tutte le vittime dell’attuale sistema economico.
Hanno fatto notare alcuni attivisti dei movimenti sociali italiani che hanno stilato uno degli innumerevoli appelli a sostegno di Tsipras che stanno circolando questi giorni che “La democrazia o è saldamente ancorata nella partecipazione e nella cittadinanza attiva, o non è. Persone, comunità e territori devono poter riprendere la politica nelle loro mani altrimenti, comunque la si presenti, rimarrà gioco di palazzo. Syriza non si è accontentata di un buon risultato elettorale, ma ha investito le energie di dirigenti e militanti nel creare e rafforzare esperienze indipendenti di mutuo soccorso e di solidarietà sociale nelle città e nei quartieri, per offrire alla popolazione un’altra opzione: la solidarietà, il mutuo aiuto, la fiducia che insieme si può resistere e vincere. I deputati eletti da Syriza versano una parte del loro stipendio alle esperienze territoriali indipendenti: mense popolari, botteghe a prezzo zero, mercati di filiera corta, doposcuola gratuiti, ambulatori sociali, campagne per la difesa dell’acqua pubblica e del territorio e dei beni comuni. Noi a questo pensiamo, quando pensiamo a una possibile lista per Tsipras. Questa è la lista di cui c’è bisogno.”
Se l’Italia riuscirà in questo processo a fare la sua parte, per usare un vecchio e scontato modo di dire, solo il tempo ce lo dirà. Ma anche, e soprattutto, la voglia di mettersi in gioco in prima persona di tutte e i tutti.
Federico Vernarelli
Nessun commento:
Posta un commento