Oggi ci risiamo con il consueto appuntamento dell’anno
fascista, moralista, borghese, anticomunista, revisionista e chi più ne ha più
ne metta: il ricordo del massacro delle foibe.
E sì, perché come ogni anno si ricordano i 6 milioni di ebrei sterminati dai nazifascisti, per par condicio storica, per correttezza politica, dobbiamo ricordare che anche i partigiani jugoslavi di Tito hanno ammazzato. Cosa che equivale a porre sullo stesso piano di inusitata violenza, insensato massacro, ingiustificabile eccidio, due episodi che non sono minimamente equiparabili. Infatti, mentre i regimi fascista e nazista hanno basato la propria politica su un’espansione aggressiva ai danni delle persone ritenute inferiori di razza, giustificando assurdamente come “normale” e persino “dovuto” l’atteggiamento di violenza totale nei loro confronti; i partigiani titini reagivano proprio a quell’aggressione per riappropriarsi delle terre loro usurpate. Tra politica dell’aggressione e della sottomissione e politica della liberazione nazionale dall’oppressore c’è già una differenza abissale; se si aggiunge poi che l’invasore dopo aver aggredito e sottratto, ha stuprato, violentato, torturato e ucciso decine di migliaia di uomini, donne, bambini e anziani nel loro paese, non ci si deve stupire se questi civili sono passati al contrattacco e hanno reagito con tutti i mezzi a loro disposizione, per riscattare la libertà di cui erano stati privati. Certo la soluzione “del fiore al fucile” è più bella, ma storicamente era ancora troppo prematura, ed è tutto da dimostrare se sia effettivamente efficace per vincere la barbarie schiacciante del nazifascismo. Davvero certo è invece che prendere le armi ed essere stati disposti persino a perdere la vita pur di riscattare la propria libertà e dignità di uomo, di popolo, i partigiani jugoslavi lo hanno dimostrato, ha funzionato.
In sostanza dovremmo dire tutti grazie a Tito e ai partigiani comunisti jugoslavi per aver contribuito a debellare la minaccia più grande che l’umanità possa aver subito finora. E invece no! Il metodo utilizzato ha lasciato l’amaro in bocca (ovviamente!) di tutti gli anticomunisti (ogni scusa è buona per dire che sono brutti, cattivi e mangiano i bambini) e di tutti gli pseudo-nazionalisti o giù di lì, quella sorta di gente con il mito dell’italianità in testa (che è un modo come un altro di essere razzisti) a cui le sorti della guerra proprio non sono andate giù. La comune scusa addotta? “Li hanno buttati in un fosso, come fossero vermi”. Guardate, il congiuntivo è una bella cosa, ma il problema di questa frase è tutto lì: i fascisti sono vermi! sono carogne! Non so se voi avete altre espressioni per definire individui del genere:
E sì, perché come ogni anno si ricordano i 6 milioni di ebrei sterminati dai nazifascisti, per par condicio storica, per correttezza politica, dobbiamo ricordare che anche i partigiani jugoslavi di Tito hanno ammazzato. Cosa che equivale a porre sullo stesso piano di inusitata violenza, insensato massacro, ingiustificabile eccidio, due episodi che non sono minimamente equiparabili. Infatti, mentre i regimi fascista e nazista hanno basato la propria politica su un’espansione aggressiva ai danni delle persone ritenute inferiori di razza, giustificando assurdamente come “normale” e persino “dovuto” l’atteggiamento di violenza totale nei loro confronti; i partigiani titini reagivano proprio a quell’aggressione per riappropriarsi delle terre loro usurpate. Tra politica dell’aggressione e della sottomissione e politica della liberazione nazionale dall’oppressore c’è già una differenza abissale; se si aggiunge poi che l’invasore dopo aver aggredito e sottratto, ha stuprato, violentato, torturato e ucciso decine di migliaia di uomini, donne, bambini e anziani nel loro paese, non ci si deve stupire se questi civili sono passati al contrattacco e hanno reagito con tutti i mezzi a loro disposizione, per riscattare la libertà di cui erano stati privati. Certo la soluzione “del fiore al fucile” è più bella, ma storicamente era ancora troppo prematura, ed è tutto da dimostrare se sia effettivamente efficace per vincere la barbarie schiacciante del nazifascismo. Davvero certo è invece che prendere le armi ed essere stati disposti persino a perdere la vita pur di riscattare la propria libertà e dignità di uomo, di popolo, i partigiani jugoslavi lo hanno dimostrato, ha funzionato.
In sostanza dovremmo dire tutti grazie a Tito e ai partigiani comunisti jugoslavi per aver contribuito a debellare la minaccia più grande che l’umanità possa aver subito finora. E invece no! Il metodo utilizzato ha lasciato l’amaro in bocca (ovviamente!) di tutti gli anticomunisti (ogni scusa è buona per dire che sono brutti, cattivi e mangiano i bambini) e di tutti gli pseudo-nazionalisti o giù di lì, quella sorta di gente con il mito dell’italianità in testa (che è un modo come un altro di essere razzisti) a cui le sorti della guerra proprio non sono andate giù. La comune scusa addotta? “Li hanno buttati in un fosso, come fossero vermi”. Guardate, il congiuntivo è una bella cosa, ma il problema di questa frase è tutto lì: i fascisti sono vermi! sono carogne! Non so se voi avete altre espressioni per definire individui del genere:
«Di
fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la
politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia
devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano
sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani» (Mussolini)
«So che
siete dei buoni padri di famiglia; questo va bene a casa, ma non qui, qui non
sarete mai abbastanza ladri, assassini, stupratori.» (Generale Roatta)
«Si
ammazza troppo poco» (Generale Robotti)
E qualcuno
ancora si lamenta che gli italiani occupanti siano stati massacrati in massa?
Forse sarebbe stato più facile cercare un ago in un pagliaio che un italiano
antifascista nei Balcani: gli antifascisti erano impegnati in Italia a
liberarsi dello stesso nemico allo stesso modo. Nemico che per questi suoi
crimini di guerra spesso non ha mai pagato, come Roatta, salvato dal Vaticano e
dal regime di Franco. E allora come si può biasimare i partigiani? Andrebbero
commemorati, esaltati, ricordati come veri eroi! Non furono loro a scegliere la
sanguinarietà: loro hanno combattuto contro l’ingiustizia che li opprimeva, che
opprimeva tutta l’umanità; ed oggi qualcuno gli vuol far pagare il prezzo di
una guerra che di certo non hanno voluto né iniziato, solo perché come tutti i
giusti furono costretti al massacro dei massacratori. Per quanto tutto ciò
possa essere umanamente triste, vi mentirei se vi dicessi che mi dispiace anche
solo un pochino per i nazifascisti; inoltre io non vedo altre soluzioni, come
non ne vide allora la storia che ha eliminato il mostro che ha creato. Perciò
se pensate alle foibe e a quanto sia stato brutto, ricordate che fu un momento
necessario della storia e la condizione per la quale siete liberi oggi, anche
di pensarla diversamente. Ricordate che sono l’ennesima conseguenza del
nazifascismo, una sua diretta responsabilità. E ricordate che in fin dei conti,
l’unico posto giusto per una carogna è sottoterra.
Giacomo Katanga
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