giovedì 31 maggio 2012
Esposto di accertamento nei confronti dei Cardinali: Dionigi Tettamanzi, Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco.
Rendiamo
noto che Rete L’ABUSO ha depositato questa mattina 24/05/2012 per mano
del portavoce Francesco Zanardi, un esposto presso la Procura della
Repubblica di Genova.
L’accertamento
che chiediamo alla Procura di Genova è conseguenza diretta del
provvedimento emesso dal GIP Fiorenza Giorgi della Procura di Savona lo
scorso 8 maggio (Allegato 1), nei confronti dell’ex vescovo di Savona, ora a Cremona, Dante Lafranconi.
Il
provvedimento di cui sopra è indubbiamente da considerarsi storico per
l’Italia e potrebbe portare la maggior parte di vescovi italiani a dover
rispondere di probabili omissioni e favoreggiamenti nei confronti di
preti pedofili a danni di minori. L’accusa incardinata
dalla Procura di Savona non è di molto differente da quella che ha
portato, già nel 2004, l’allora Cardinale Ratzinger davanti ai giudici
degli Stati Uniti, la stessa che ha portato molti Cardinali, anche in Europa a dover rendere conto alla legge laica di analoghe omissioni.
La prima è quella rilasciata da don Schiappacasse durante la trasmissione Matrix, che vide ospiti nel marzo
scorso proprio il portavoce de L’ABUSO Francesco Zanardi, l’avvocato di
Seppia, Don Di Noto, e tre vaticanisti. In quella circostanza il
sacerdote dichiarava ai mezzi di informazione di essersi reso conto
delle tendenze pedofile del Seppia e di averle denunciate già parecchi
anni prima all’allora vescovo di Genova.
E’ verosimile quindi che i Cardinali Tettamanzi, Bertone e l’attuale Arcivescovo di Genova, Bagnasco siano stati, come
nel caso savonese, al corrente delle tendenze pedofile del Seppia ma
che abbiano scelto di non intervenire a scapito delle vittime e quindi a
tutela della chiesa.
Altre ipotesi che proverebbero questa modalità di non intervento e cheemergono
da altre testimonianze, uscite anche sui giornali e mai smentite dal
clero, coinvolgerebbero come persona informata sui fatti anche il
Vescovo di Albenga Mario Olivieri.
In questo caso, grazie al provvedimento del GIP di Savona Fiorenza Giorgi, graverebbe anche qui la responsabilità stabilita dal secondo comma dell’art.40 del codice penale secondo il quale “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.”
Un’ulteriore verifica che viene chiesta alla Procura di Genova riguarda la notizia appresa dalla stampa: mentre Riccardo Seppia si trovava in carcere ed era in stato di isolamento, ha ricevuto la visita del vescovo Angelo Bagnasco il quale è riuscito ad incontrare Seppia nonostante il divieto di visite disposto dal Magistrato.
L’avvocato
Carla Corsetti del foro di Frosinone, difensore dell’associazione,
ipotizza che alla luce di questo importante precedente creatosi a
Savona, anche la Procura della Repubblica di Genova interverrà
doverosamente effettuando quanto meno le stesse indagini, procedendo
all’acquisizione della medesima documentazione prelevata dalla procura
nella Diocesi di Savona-Noli anche nell’Arcidiocesi di Genova.
Nel fascicolo depositato oggi alla procura di Genova abbiamo ritenuto doveroso allegare le linee guida(Allegato 3)divulgate pochi giorni fa, ai fini di un eventuale esame che potrebbe dimostrare la volontà della CEI in merito a quanto già sottolineato nel provvedimento savonese (Allegato 1 pagina 6 da riga 14).
Rete
L’ABUSO, tramite gli associati sul territorio italiano sta provvedendo a
divulgare quanto più è possibile alle magistrature, studi legali e
associazioni, il provvedimento prodotto dalla Procura di Savona l’8
maggio scorso, fondamentale informazione oggi applicabile anche in
Italia, di utilità giuridica per i procedimenti in materia di pedofilia
clericale attualmente aperti o non ancora prescritti nel nostro paese.
Non possiamo tenere conto solo del profilo penale ma anche del fatto che, in questo caso, esiste un dovere morale e di tutela non solo verso coloro che
hanno già subito abusi da preti pedofili e ai quali la chiesa nega
qualunque tipo di supporto, venendo indubbiamente meno al civile dovere
di responsabilità, ma anche di prevenzione e di garanzia che i vescovi
DEVONO dare ai minori e alle famiglie che li affidano alle parrocchie
italiane.
Le
arroganti ed incivili linee guida diffuse dalla CEI (solo in Italia ed
improponibili nel resto di paesi europei colpiti dalla pedofilia
clericale) sostanzialmente non cambiano dalla Crimen Sollicitationis (Allegato 4), non contengono alcun riferimento alla tutela delle vittime ma
sono volte solo alla tutela dell’immagine della chiesa che si
riconferma priorità rispetto alla salute dei minori: i vescovi si
autoeleggono protettori dei pedofili, negando qualunque tipo di garanzia;
1) Nessun
obbligo di denuncia 2) Nessuna apertura degli archivi vaticani e
diocesani dei casi di preti criminali 3) Nessun risarcimento alle
vittime e nessun sostegno 4) Nessuna collaborazione attiva e spontanea,
ma solo il non ostacolo alla legge 5) Nessuna chiusura dei luoghi di
allevamento dei preti pedofili e abusatori sessuali (seminari) 6)
Nessun automatismo sulla espulsione dei preti macchiatisi di crimini
sessuali 7) Nessuna indagine e rimozione delle cause della pedofilia
clericale.
C'è n'è abbastanza per chiarire che le linee guida sono lo strumento della CEI a protezione dei loro adepti e per soffocare lo scandalo. La parola d’ordine per i vescovi sarà: omertà. Di fronte a questa posizione della CEI insorgono anche le associazioni cattoliche, che la condannano pienamente.
Sempre
allo scopo di informazione e tutela preventiva nei confronti dei minori
affidati al clero, Rete L’ABUSO ha cominciato (attualmente su Cremona e
Savona) a divulgare tramite le inserzioni sponsorizzate di Facebook il
provvedimento del’8 maggio, allo scopo di farlo conoscere quale strumento che eventuali vittime possono utilizzare in sede penale.
Ma
è anche importante che si conoscano i meccanismi utilizzati dalla
chiesa per coprire gli abusi. A questo scopo abbiamo utilizzato la
documentazione riguardante prelevata in curia dalla magistratura,
riguardo il caso di Savona, che spiega come la chiesa è riuscita a
coprire (malgrado fosse al corrente e preoccupata delle tendenze
pedofile di Giraudo, dall’anno stesso in cui prese i voti) per ben 32
anni un conclamato pedofilo senza mai denunciarlo, fino a che la
magistratura non è intervenuta.
Francesco Zanardi
Prtavoce Rete L'ABUSO
cell. 3927030000http://www.anticensura.it/articolo/?titolo=Denunciati+a+Genova+3+cardinali.+Lo+scorso+8+Maggio+il+Tribunale+di+Savona+ha+emesso+un+provvedimento+storico+in+Italia
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