LA RICERCA TEORETICA DEL SIONISMO
Infine, alle dinamiche interne e alla loro ragione economica
fa da condimento una buona dose di “estetica della politica”, per usare un
termine del letterato ebraico Moses Hess. In patria si ha bisogno di stimolo,
di motivazione, di giustificazione, per alimentare il conflitto. La propaganda
di regime adottata dal governo sionista di Israele mira a far interiorizzare l’ideologia
vittimista di cui si parlava prima. Ma qual è il sostrato che permette a tale
ideologia di attecchire?
Se si considera che niente nasce dal nulla, bisogna ritenere che sia abbastanza il risentimento per aver subito lo sterminio nazista a far scattare la molla del vittimismo, essenza ideologica del sionismo; oppure, com’è più probabile, che nell’essere ebreo stesso ci sia il seme (che può crescere oppure no) del sionismo. Perché se questo lo si considerasse semplicemente una devianza estremistica originata dall’aver subito un torto (la vittima che diventa carnefice), bisognerebbe trovare il sistema di mantenere vivo nelle generazioni il risentimento per il torto subito, e la ricerca di quest’appiglio che lo consenta è proprio la ricerca di quel seme insito in ciò che accomuna tutti gli israeliani, l’essere ebrei – eccette quelle minoranze che, come si diceva prima, sono infatti perseguitate.
Se si considera che niente nasce dal nulla, bisogna ritenere che sia abbastanza il risentimento per aver subito lo sterminio nazista a far scattare la molla del vittimismo, essenza ideologica del sionismo; oppure, com’è più probabile, che nell’essere ebreo stesso ci sia il seme (che può crescere oppure no) del sionismo. Perché se questo lo si considerasse semplicemente una devianza estremistica originata dall’aver subito un torto (la vittima che diventa carnefice), bisognerebbe trovare il sistema di mantenere vivo nelle generazioni il risentimento per il torto subito, e la ricerca di quest’appiglio che lo consenta è proprio la ricerca di quel seme insito in ciò che accomuna tutti gli israeliani, l’essere ebrei – eccette quelle minoranze che, come si diceva prima, sono infatti perseguitate.
E allora va da sé che bisogna volgere la propria indagine a
quel torto e trovare una ragione che lo motivi. I tedeschi infatti, non avevano
nessuna cattiveria innata che li spingesse di punto in bianco proprio contro
gli ebrei; per lo meno, non meno dei russi che li massacrarono con i pogrom, o
della Spagna dei sovrani cattolici che li cacciò e li inquisì, o dei cattolici
italiani che li perseguitarono aizzati dai prelati. Eppure tutti questi, spinti
da questa o quella ragione contingente, nei secoli furono ostili nei confronti
degli ebrei. Deve esserci allora una ragione che accomuni ognuno di questi nell’aver
voluto osteggiare gli ebrei. Se quella ragione può essere tanto motivo di odio
nei loro confronti quanto da parte loro nei confronti dei palestinesi, allora
ho ragione nel dire che essere ebrei può essere pericoloso. E io credo di sì.
IL SIONISMO COME ESTREMISMO RELIGIOSO
Ma intendiamoci, questo io lo credo solo in un senso. Ho già
detto di come l’essenza dell’ebreo sia estrapolata tutta dalla Torah. Ebbene,
provate ad immaginare cosa può causare in una coscienza il doversi inginocchiare
difronte ad un essere supremo, che tutto vuole e tutto può; che ha ogni cosa
sotto di sé, specialmente l’uomo a cui ha dato leggi severissime da rispettare
ossequiosamente – pena la dannazione eterna – e che ha dato prova di sé
inviando sulla Terra atroci condanne e macabre pestilenze. Annullarsi in un
culto del genere che esiti può avere se non disastrosi? Hegel parlava della
coscienza infelice come di quel fenomeno che capita ai fanatici religiosi, che
avendo estraniato la ragione da sé per averla assegnata ad un dio esterno ed
indipendente, usavano flagellarsi e auto-macerare nel dolore, figlio della
frustrazione per il delitto commesso e di cui non si rendevano conto, quello di
aver allontanato la ragione da sé. E allora ecco la presenza di questo continuo
senso del peccato e del doverlo espiare. I cristiani – specie in epoca
medievale – che pure non sono esenti dal figurare nelle pagine nere della
storia per aver torturato e ucciso in nome di dio, questo fenomeno lo conoscono
bene. Ma per loro è diverso, la loro religione ha qualcosa di buono ed ottimistico
che possono avvertire: l’essersi rinnovata nell’uomo per tramite di Cristo. Gli
ebrei invece il messia non ce l’hanno; anzi, già da allora erano così
obbedienti e simili al loro dio che hanno condannato a morte quello dei
cristiani. Ebbene è così assurdo allora che l’alienazione religiosa possa
portare l’uomo a sfogare tutto il suo ressentiment
nella violenza? Freud sarebbe stato psicologicamente concorde.
In tutto questo però, non si può mancare di dire che non per
forza bisogna essere fanatici religiosi. Certo che avere dei rituali così
ferrei ai quali si viene iniziati – proprio malgrado – sin da bambini porta
facilmente su quella strada. Anche qui gli istinti giocano un ruolo
determinante. Esistono tanti ebrei, convintissimi, eppure pacifici. E sono i
più sottomessi, credetemi. Per il loro dio è il massimo. Per me è uno schifo.
Perché la maggior parte non riesce umanamente ad essere così indulgente da
sopportare la pressione e si sfoga con la violenza. A quel punto ogni burattino
politico può convogliare quella rabbia di popolo verso questo o
quell’interesse, proprio come agli albori la casta sacerdotale ebraica fece per
fondare e mantenere il proprio potere. Anzi, la religione ebraica, come ogni
religione, è nata proprio in funzione di una casta. Non dissimile dal potere del re, questo feudalesimo mentale
che dura fino ai giorni nostri ha dimostrato tutta la sua crisi nei secoli:
l’aver accumulato sempre maggiori poteri e ricchezze, ha portato la casta
ebraica in ogni parte del mondo dopo la diaspora a diventare da ospite il
padrone di casa. E’ questa mania di spadroneggiare ovunque in funzione della propria oligarchia che ha portato gli
ebrei ad essere odiati nel mondo in ogni tempo. Poi, con la nascita del
sionismo è accaduto semplicemente che tutti gli ebrei che la pensavano in
questo modo poterono trovare la loro legittimazione con lo stato di Israele. I
restanti ebrei che invece non condividono tale logica, oggi si schierano con i
palestinesi. E che ben venga!
LA BUTTO Lì…
Allora non voglio dire che la religione è la diretta
responsabile del massacro dei palestinesi, di certo però pone il terreno più
fertile possibile per far attecchire un’ideologia violenta. A questo punto,
avendo bisogno il sionismo del seme della religione ebraica (pur potendosi in
seguito sviluppare autonomamente), domando provocatoriamente: “se la
smettessero di tagliare un pezzo di pisello ai bambini”, se la smettessero cioè
di imporre alle persone il loro culto drammatico e gli fosse lasciato
l’arbitrio di sceglierselo, non si avrebbero forse solo ebrei più sottomessi e
graditi al loro dio e meno sionisti assassini? Tanto meglio per tutti.
GIACOMO KATANGA
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