di Zret per tankerenemy.com
Il vero paradosso meteorologico dell’estate 2012 è la permanenza (sino al 9 luglio 2012)
di una vasta area di bassa pressione che, con il suo centro sull’Africa
settentrionale, avrebbe dovuto estendere il suo influsso per lo meno
sull’Italia centro-meridionale e sulle isole maggiori. Invece l’intera
Europa mediterranea è stata sotto una cappa di afa soffocante. Che cosa è
successo? Come è possibile che valori barici medio-bassi (da 1.000
millibar in giù) non siano stati associati a cielo con nuvole ed a
qualche precipitazione? [1]
I bollettini meteo di regime si riferiscono ad aree di alta pressione,
cui sono state assegnate sinistri nomi (Scipione l’Africano, Caronte,
Minosse, Lucifero), corrispondenti ad altrettante ondate di caldo
torrido. Le carte delle isobare di queste ultime settimane, però,
smentiscono le informazioni di regime, mostrando che l’anticiclone delle
Azzorre, tipicamente estivo, staziona sull’Atlantico, mentre gran parte
del continente europeo è tenuto in una condizione artificiale di “bel
tempo”, sinonimo di una siccità cronica, sempre più allarmante. Anche
l’umidità non è poi così alta, essendo decurtata dalle consuete attività
igroscopiche, cui concorrono apparati elettromagnetici.
In questa fiera di menzogne propalate dai siti meteorologici
militarizzati, si distingue qualche dispaccio che rivela le reali
condizioni atmosferiche. Ad esempio, recentemente il centro della Croazia
ha diramato la seguente diagnosi: "Il campo di bassa pressione si
mantiene sopra l'Adriatico". E’ proprio così! Tuttavia il pubblico si
lascia abbindolare ora da ufficiali e sottoufficiali dell’Aeronautica
militare ora dalle ammiccanti meteorine (anche in divisa) che, indicando
simboli del “sereno”, del “poco nuvoloso” e delle “innocue velature”,
lasciano credere che a quelle carte falsificate corrisponda una concreta
situazione meteorologica.
Intanto, mentre Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Cipro...
sono in un forno a microonde, la bassa pressione sopra la Russia è
esplosa in un inferno d’acqua. E’ il solito contraccolpo dovuto
all’ingente accumulo di energia in una zona accerchiata da regioni in
cui le attività chimiche ed elettromagnetiche sono costanti e
parossistiche. Si assiste quindi sempre più spesso a fenomeni estremi:
prolungati periodi di aridità in alcune aree e nubifragi violentissimi
in altre.
Senza dubbio contrastare e ridurre in maniera significativa
l’evapotraspirazione è un mezzo adottato dai militari per impedire che
si formino nuvole foriere di pioggia: gli stessi temporali estivi che,
una volta, davano un po’ di refrigerio, sebbene il loro contributo
idrico fosse poco rilevante, sono quasi del tutto scomparsi, semmai
sostituiti da tempeste di vento ed intensa attività elettrica in
atmosfera che di rado si traduce in un acquazzone. Molto è dunque
cambiato nei fenomeni atmosferici; ma le irrorazioni sono sempre
identiche: quotidiane, deturpanti, mortali.
[1] La pressione atmosferica è esercitata dall’aria sul suolo; varia a
seconda dell’altitudine e da luogo a luogo, in quanto dipende dalla
composizione locale delle masse d’aria, dalla temperatura e dai venti.
Nei bassi strati atmosferici, fra l’equatore ed i 10-15 gradi di
latitudine, si ha un regime medio di basse pressioni (circa 1.000
millibar); fra 10-15 e 30-40 gradi, si hanno in genere pressioni
medio-alte (pressappoco 1.020 millibar); fra 30-40 e 60-70 gradi, si
rilevano di solito basse pressioni (1.005 millibar); infine sulle
calotte polari alte. Vedi “Enciclopedia delle Scienze”, Milano, 2005,
s.v. inerente.
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