Tocca farlo, almeno durante le feste.
Arriva la sera in cui vai a trovare quel tuo amico d'infanzia, che ha sposato una
maniaca folle, pazza e altro ancora della pulizia.
(Il mio amico trovò di peggio. A suo
tempo sposò oltre a una maniaca della pulizia, una che non dorme se non mette
in riga tutto, compreso le scarpe e pure i lacci delle scarpe nella scarpiera.
Non dorme se l'ultimo bicchiere non lavato, anzi lei dice “sporco”, sul
lavandino).
Suoni alla porta e viene proprio il tuo
amico ad aprire.
"wee pazzo, come stai?"
Lui che è sempre stato ateo da che
ricordi, ti abbraccia e dà un augurio corposo "tanti auguri, buon
natale!"
In situazioni simili è meglio tirare
dritto e pensare poco, altrimenti tornano alla mente tutte le bestemmie dette
ad alta voce, magari mentre parlava con un credente o un prete. I soldi delle
offerte rubati, ma questo non si dice.
Provi a metter piede in casa, lui ti
ferma deciso "abbiamo questo
pavimento parquet, si riga facilmente. O ti togli le scarpe o devi mettere le
pattine!"
Vorresti dir qualcosa, poi ti trattieni,
perché tutto sommato pare che il tuo amico stia bene, pare...
Entri, dopo aver messo i piedi dentro le
pattine e noti che i suoi piedi, i suoi piedi sono imprigionati dentro pantofole di peluche
color azzurro, quasi fosforescente.
Un tempo avrebbe detto che certe cose le
portano gli uomini senza palle... lo ricordi, lo ricordi perfettamente.
Ti porta in salotto dove ha due poltrone
giganti. Fai per sederti senza chiedere il permesso, del resto quando veniva a
casa tua andava direttamente ad aprire il frigo, per prendersi da bere; perché
dovresti chiedere il permesso?.
Non fai a tempo, arriva anche lei, la
maniaca demoniaca e un po' si vede pure, con quel trucco da vampira "auguri, buon natale!"
Ricambi i saluti e mentre ti accingi di
nuovo a sederti, lei fa "no, aspetta questo divano è delicatissimo, prendo
un lenzuolo". Vorresti andar via, ma vedi il tuo amico felice, quindi
aspetti. S'apre la porta e noti il figlio seduto su un’altra poltrona della
stanza accanto, completamente immerso, con la testa dentro un cellulare gigante,
quasi più grande della sua testa. Non parla, non saluta e non sa che è arrivato
un amico del padre.
Non te la prendi, da ragazzo facevate di
peggio tu e il tuo amico.
"E' cresciuto, però! Quanti anni
ha?"
"ne compie 13 a febbraio"
In quel momento pensi a quando avevate
tredici anni, ai giornaletti porno scambiati, alle volte in cui le “tanava” tuo padre. A quei tempi non c'erano i
cellulari e di notte sognavi di fare sesso con una di quelle sempre presenti
nei fumetti passati di mano in mano, da mano in mano, fino allo sfinimento.
Finalmente siedi! "ti va un
caffè?"
"certo", rispondi...
"""ti ho portato anche un regalo, almeno un cazzo di caffè
fammelo!"""" (In certe situazioni le vocine interne sono
bastarde, diciamocelo).
In attesa del caffè, chiedi al tuo amico
"senti, ma tuo figlio sta sempre davanti a quel coso? Si stacca ogni tanto
o è nato così?"
Lui ride, tanto per farti un favore, poi
si confida "è un genio del computer, del telefonino… sa fare tutto”.
Tu lo sai, tu ricordi che in terza
media, il tuo amico fu beccato mentre guardava nel buco della serratura nel
bagno per solo femmine. Ricordi persino che fu il primo a comprare una rivista
porno con le foto vere, ma "vere veramente", diceva lui.
Ma non puoi dirlo. Non puoi dire che noi
non avevamo il cellulare e neanche la cellulite, che noi avevamo tre impegni
seri: il pallone, cercare di incontrare la ragazzina del palazzo di fronte e
l'arte annessa nell'intimo sottobosco, sottopancia.
Arriva il caffè, finalmente!
Lei non mette il vassoio sul tavolo, ti
dice "ecco il caffè" e assetta il vassoio quasi sotto il tuo mento.
Vorresti prendere la tazzina e berla,
lei ti dice "bevi qua, non vorrei cadesse il caffè a terra sarebbe la
fine".
Ti giri verso il tuo amico e lui
annuisce. Ancora una volta vai oltre, nel frattempo il figlio è annegato dentro
il cellulare.
Ti fai piccolo e provi di nuovo "ma
sta sempre davanti al cellulare tuo figlio?"
Risponde lei, la demoniaca manica o
viceversa "siamo molto contenti di Davide, a scuola va bene, deve
recuperare solo qualche materia, ma ha uno straordinario talento per la
tecnologia”.
Solitamente alla parola tecnologia
seguono sempre belle stronzate, banalità e tecnologia si stringono la mano
sempre più spesso, lo disse anche Einstein.
Lei, la manica demoniaca ripete le
parole del marito, nonché mio, ormai ex, amico "diventerà un ingegnere
informatico".
Stai quasi per scoppiare, poi vedi il
tuo amico felice e ti fermi.
Anzi la prendi in modo tranquillo
"non credo, però sia buono che stia sempre davanti al cellulare".
Lui "è un ragazzo sensibile, ama la
tecnologia".
Senti per la seconda volta il sostantivo
tecnologia, non puoi più esimerti dal dire ciò che pensi e vaff "senti, ma
p******, secondo te sono tutti ingegneri sti ragazzi? Sono tutti uguali e
pensate siano diversi? Ma non è che sei cambiato tu? Te lo chiedi mai? Pensi
che tuo figlio si conosca sessualmente? Si fa le pippe come noi? Gioca a
pallone qualche volta? No, perché a me sembra un rincoglionito".
Lei diventa una furia, quasi nitrisce,
mentre il mio amico vorrebbe riderci sopra, sorvolare.
L'ultimo dito di caffè ti cade sulla
parte di divano, casualmente non coperta dal lenzuolo steso. Lei urla “no, adesso dobbiamo chiamare il
tappezziere, solo lui sa come fare andare via le macchie”.
A quel punto, mandi indietro il nastro, metti
le pattine, sorridi al figlio rincoglionito, saluti lei calorosamente anche se
sa di surgelato, chiacchieri con il tuo amico e bevi il caffè composto, senza
opporre resistenza e tutto fila liscio.
Vedi il tuo amico felice e ti manipoli
pur di non essere inopportuno. Il vaff rimane sullo stomaco, non poteva essere
altrimenti.
(Antonio Recanatini)
(Antonio Recanatini)