domenica 31 agosto 2014

STRAGE ITALIANA IN ETIOPIA di Gianni Lannes

E’ sicuramente la più efferata tra tutte le stragi con gas proibiti compiute in Etiopia negli anni della sciagurata guerra coloniale, voluta dal fascismo di Mussolini ed avallata dai Savoia (1936-1941).

I fatti più cruenti risalgono al 1939, nei giorni tra il 9 e l’11 aprile, quando la “gloriosa” aeronautica miliare italiana, oggi zerbino dei militari nordamericani, avvistò nella regione del Gaia Zeret-Lalomedir quello che appariva come un gruppo consistente di ribelli etiopi. Era in realtà una carovana di mille, forse duemila, tra feriti, vecchi, donne e bambini solo familiari dei patrioti in armi. Civili in fuga che pensarono di trovare un riparo sicuro asserragliandosi all’interno di una grande grotta. Vennero assediati per giorni, finché il tenente colonnello Gennaro Sora pensò di ricorrere all’irrorazione della caverna con l’iprite, il micidiale gas tossico già largamente impiegato dalle forze fasciste. Tutti gli assediati persero la vita: e fu una strage tanto più agghiacciante in quanto perpetrata dal nostro esercito ai danni di persone disarmate e indifese.

Per la cronaca contemporanea: negli anni ’35-’36 vennero condotte in Italia e negli USA sperimentazioni in strutture medico-legali sulla resistenza della pelle nera agli effetti dell’iprite.

Ancora oggi gli archivi militari italiani risultano inaccessibili sulla attività repressiva svolta dagli italiani “brava gente”. Ci sono ancora reticenze sull’indagine storica. Manca ancora uno studio generale sulla produzione e sull’impiego delle armi chimiche da parte delle forze armate tricolori. 

Inoltre, a tutt’oggi le aree industriali utilizzate in Italia per la fabbricazione dei gas proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925, non sono state bonificate: Rho (Milano), Bussi sul Tirino (Pescara), Foggia.

Anche le forze armate di Washington ne hanno commessi di genocidi impuniti, unitamente alle forze belliche inglesi. Il 2 dicembre del 1943 il bombardamento tedesco del porto di Bari comportò il primo caso di morte chimica in Italia. I sedicenti Alleati a stelle e strisce avevano portato in Italia, a bordo di navi migliaia di ordigni caricati con gas vietati a livello internazionale, su cui attualmente vige ancora il segreto di Stati. Lo hanno scoperto a loro insaputa alcuni pescatori di Molfetta, venuti a contatto con queste bombe dagli involucri deteriorati, durante il lavoro in mare. Gli stessi lavoratori infortunati hanno richiesto le cartelle cliniche, ed il Policlinico di Bari ha rifiutato di consegnarle agli aventi diritto. Accade nel 2013 in Italia.

fonte http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/

sabato 30 agosto 2014

In attesa della morte

In attesa della morte

Un paese alla deriva non si osserva dalla finestra e neanche considerando la povertà dilagante, la disoccupazione o i debiti personali, sarebbe troppo semplice, il disagio sociale si guarda da come vivono i vecchi neg...li ospizi lagher, tra l'altro abusivi.
Siamo sempre più americani, loro nascondono e ignorano i senza tetto sparsi per strada, vivacchiano come intossicati cronici dalla cultura capitalista, la malattia imperante con l'aggiunta di un egoismo predominante, per non dire vincente.
Una casa per anziani abusiva è stata scoperta e chiusa dai carabinieri della compagnia di Mondragone (Caserta) a Castel Volturno, priva di riscaldamento e condizioni igenico-sanitarie da brividi, alcuni di essi affetti da problemi psichici.
Pensate questo ospizio ospitava 18 poveri vecchietti, la scienza di una nazione, la cultura storica di una nazione, messi ai margini di un sistema passivo e ingordo, certo siamo tutti profumati e abbiamo i guanti bianchi, non possiamo soffrire anche per la mamma e per il nonno.
Questa triste storia non è la prima, l'anno scorso, in Liguria, precisamente a Sanremo, quel posto dove una volta l'anno si radunano cantanti e si esibisce il lusso, venne scoperta una casa di riposo lager, appartenente alla Fondazione Borea, dove gli anziani ricoverati venivano maltrattati e vessati in ogni modo.
Nel napoletano, notizia di pochi giorni fa, sono stati messi sotto sequestro tre ospizi lagher, 150 degenti abbandonati a se stessi o picchiati. Due ospiti con problemi psichici trovati morti.
Sofferenti, smagriti, soli e abbandonati, in attesa della morte, quell'Italia difficile da guardare perché è la faccia stessa dell'ipocrisia che ostentiamo, di quel perbenismo di facciata dove le preghiere per un dio inventato, servono a colmare sensi di colpa strazianti.
Anziani seviziati e picchiati, altri trovati in stato confusionale nelle metropoli della vergogna, alcuni che rimangono a casa per anni, perchè non hanno nessuno, ma con nipoti al seguito almeno una volta al mese, giusto il giorno della pensione come premio alla loro assenza.
Il paese che tratta la sua storia e le sue origini in questo modo è cancerogeno, in passato sono stati sequestrati reparti di psichiatria, dove si lasciavano morire gli anziani, alcuni anche assiderati, strutture fatiscenti e quelli più chiassosi piazzati in scantinati bui.
In attesa spasmodica della morte, come soluzione di ogni guaio, lasciandosi andare a quel mondo migliore, in quel mondo “dove nessun viaggiatore ritorna” per dirla alla Shakespeare, mentre ci affasciniamo al desueto e avvezziamo i nostri figli al grigiore della tv, ai giochi della playstation, con panini del mc donald tra le mani. Privare i propri figli dei nonni è un reato che non osiamo condannare per una cultura smodatamente egocentrica,
Per finire e non assillare le menti impegnate al nulla, voglio raccontarvi una storia.
Tanti anni fa, un parroco della zona mi propose di scrivere una commedia teatrale, qualcosa di simpatico da proporre all'ospizio comunale della mia città, all'inizio rimasi perplesso, sia perché difficilmente quel prete osava parlarmi da tempo per via del mio colore politico, sia perché non avevo mai scritto testi teatrali, sia perché mi disse che avrei dovuto preparare tutto in un mese, in modo che per il 31 dicembre del 98 tutto fosse pronto.
A dirla tutta, accettai per non avere sensi di colpa, in fondo avrei solo scritto e passato il copione, nessuno esigeva la mia presenza e, poi, avrei potuto festeggiare altrove tranquillamente, con la coscienza a posto e orgoglioso del contributo.
Consegnai il lavoro in tempo ad un certo Franco, un meccanico di periferia, con lui c'erano altri soggetti scapigliati e anticonformisti, non proprio belli, non proprio attori, ma con l'energia e l'ardore di adoperarsi anima e corpo per regalare un giorno di sorriso agli anziani.
Per più di un mese, dopo aver finito le mie otto ore di lavoro, passavo all'ospizio a vedere le prove e mi fermavo a parlare con gli anziani, ho saltato molti pasti.
Senza allungare oltremodo, voglio dire che quello è stato il capodanno più bello che io ricordi, restando con essi, ho ascoltato mille storie, un po' come se avessi letto mille libri, a loro bastava li ascoltassi un po', non mi hanno mai chiesto nulla, tranne qualcuno a cui ho regalato sigarette e qualche bicchiere di rosso, di nascosto. Non li passavo solo a loro, ma a quel vecchio che rimarrà di me. Non ho fatto molto, forse niente, forse solo un'azione per ripulirmi la coscienza, ma tutto questo ha cambiato la mia vita in meglio.


(Antonio Recanatini)

TUTTI FURBI IN ITALIA. Palestre e piscine: certificato medico non serve. Ti obbligano a pagarlo 30-50 €

ROMA - Il certificato medico si sana e robusta costituzione non serve più per andare in piscina o in palestra. Quante volte vi siete iscritti e vi siete sentiti ripetere sempre la stessa richiesta: “Vai dal tuo medico e fatti fare il certificato, altrimenti non possiamo farti cominciare”. L’obbligo è stato abolito, ma le strutture continuano a chiederlo. Ma il certificato non è gratuito, ha un costo che varia dai 30 ai 50 euro.
Eppure il decreto legge Fare del 2013 ha cancellato l’obbligo del certificato medico per svolgere attività ludico-motoria amatoriale (per esempio nuoto libero o palestra): nonostante ciò nell’ultimo anno le strutture hanno continuato a richiederlo ai fini dell’iscrizione.
E il rischio è che anche quest’anno nonostante la legge i cittadini siano costretti a pagare dai 30 ai 50 euro per un certificato che non serve. Le palestre non si sentono tutelate e nonostante i chiarimenti del Ministero i dubbi ancora permangono.
Dubbi che dovrebbero essere quasi sciolti per quanto riguarda invece i certificati per le attività sportive non agonistiche (quelle organizzate dalle scuole, nell’ambito di attività parascolastiche e quelle dei giochi studenteschi a livello provinciale o regionale) su cui sono in arrivo nuove linee guida.
Il certificato sarà obbligatorio e avrà validità annuale. L’elettrocardiogramma, invece, dovrà essere effettuato almeno una volta nella vita (dai 60 anni una volta l’anno).

I MEDIA USA IGNORANO VOLUTAMENTE LA VIOLENZA ISRAELIANA DOPO IL SUMMIT D’AQABA

11 giugno 2003 - Rosarita Catani
Amman 11 giugno 2003 – A seguito del summit, avvenuto il 4 giugno ad Aqaba tra il Presidente Bush ed i leaders Israeliano e Palestinese, i maggiori network statunitensi volutamente ignorano gli attacchi da parte d’Israele contro i Palestinesi e giocano sulla contro-violenza palestinese come ostacolo per il “processo di pace”.
The Guardian riporta che: “Mentre George Bush parlava ad Aqaba per la Pace in Medio Oriente, con i Primi Ministri israeliano e Palestinese, i soldati israeliani eseguivano un raid nel campo profughi di Balata e nella citta’ di Nablus per il terzo giorno consecutivo (Un bambino è stato colpito dalle truppe israeliane, The Guardian, 5 giugno 2003). Il giornalista del Guardian descrive lo stato d’animo di una giovane donna che trasporta la figlia di sette anni al piu’ vicino ospedale. “Lei è stata colpita all’addome”, mentre ad Aqaba si parla di Pace. Nello stesso giorno, il giornalista afferma, un bambino è stato colpito alla testa da un proiettile……”50 persone, in due g! iorni sono state ricoverate in ospedale a seguito delle ferite d’arma da fuoco “
Il Dottor Samir Abu Zarzur, il capo del dipartimento dell’ospedale Rafiah a Nablus, afferma che nel suo dipartimento sono state ricoverate 32 persone ferite dai soldati israeliani Martedi’, il giorno in cui il Presidente Bush incontrava il palestinese Mahmoud Abbas ed altri leader arabi a Sharm Al Sheikh per invitarli a prendere misure urgenti contro il terrorismo.
"Ferito bambino di 12 anni. Un bambino d’otto anni è stato colpito al volto da un proiettile. Una giovane donna ha perso un occhio. Vi sono due o tre persone in gravi condizioni.”
Il sette giugno, un’agenzia di stampa a seguito delle dichiarazioni della Croce Rossa Palestinese, riporta che il 4 giugno, il giorno del summit ad Aqaba, “Un’autoambulanza della Croce Rossa Palestinese, diretta a soccorrere le persone ferrite nel campo profughi di Balata, è stata fermata dai soldati israeliani. I soldati attaccano l’autoambulanza, picchiando le persone a bordo sulla faccia ed in testa”. A seguito della violenza da parte dei soldati israeliani, l’autoambulanza è stata costretta a ritornare indietro”.
Il solo giornale statunitense che ha riportato gli eventi di Balata il 5 giugno, è stato il Newsday.
Il Chicago Tribune, racconta che il giorno dell’incontro ad Aqaba c’era abbastanza calma. Il Tribune non fa menzione dei tre lunghi giorni d’attacco da parte degli israeliani al campo di Balata che ha causato molti feriti e che continuava durante il summit di Aqaba.
Il 5 giugno, un ragazzo di 15 anni, Ibrahim Abu Habla, fu colpito ad un occhio dalle forze d’occupazione a Tulkarm, anche vicino Nablus, è morto un bambino. Questo aumenta il numero dei bambini feriti dai soldati israeliani.
Giusto un’ora dopo il summit di Aqaba, le forze d’occupazione israeliane, attaccano Rafah nella Striai di Gaza, chiudendo il confine egiziano, agenzia Press France, riporta che tank israeliani accompagnati da bulldozers entrano nella citta’ demolendo quattro case appartenenti a civili palestinesi”.(Press France 5 giugno 2003)
Lo stesso giorno, nel centro della Striscia di Gaza, nella citta’ di Deir al Balah, le forze d’occupazione israeliane espellono I residenti di due storiche costruzioni, li cacciano dalle loro case e procedono alla distruzione dell’edificio. I medici palestinesi riferiscono che Ahmed Tawashi, è stato moderatamente ferito da un proiettile quando i soldati israeliani lo hanno costretto, unitamente alla sua famiglia, di lasciare la casa”, e che i residenti non hanno potuto prendere alcun oggetto personale (Press France, 5 giugno 2003).
Queste notizie non sono state riportate da nessun media americano.
Quando, invece, i Palestinesi compiono un attacco suicida contro le forze d’occupazione israeliane nel West Bank e nella Striscia di Gaza, Domenica 8 giugno, uccidendo cinque soldati israeliani, molti media americani improvvisamente parlano della notizia.
Il Los Angeles Times riporta che questo attacco è “il primo dopo il summit di Aqaba della scorsa settimana, e non fa menzione dei precedenti attacchi israeliani contro I palestinesi. (Los Angeles Times, 9 June 2003).
Il New York Times annuncia che l’attacco dell’8 giugno “è il primo violento attacco qui dopo che il primo ministro palestinese ha incontrato, la scorsa settimana, il primo Ministro Israeliano Ariel Sharon (New York Times, 9 June 2003).
NBC News fa vedere le immagini dell’attacco, domenica mattina, ed annuncia. “Il primo grave attacco dopo il summit nel Medio Oriente la scorsa settimana”. La CBS nel telegiornale della sera annuncia che cinque soldati sono stati uccisi, pero’ non! fa menzione che tutti erano armati, soldati appartenenti alle forze d’occupazione.
Il 9-10 Giugno, I media americani dando una grande attenzione sulla notizia che Israele vuole rimuove gli insediamenti ebraici nei territori occupati e solo il New York Times, in un articolo di tre righe, riporta la notizie che le forze israeliane hanno abbattuto tredici case nella cittadina di Beit Hanoun a Nord della Striscia di Gaza, facendo dozzine di palestinesi senza tetto ("In Israeli gesture, tower is removed near settlement," New York Times, 10 June 2003).
Il 10 giugno le forze d’occupazione israeliane sparano granate sugli studenti palestinesi che volevano entrare nella loro Universita’ ad Hebron.
E’ evidente la volonta’ dei media di ignorare la violenza israeliana nei confronti dei palestinesi. In periodi in cui civili palestinesi sono stati uccisi o feriti dai soldati israeliani erano usati termini come “periodo di calma”, o “relativa calma”, giusto perche’ nessun israeliano era stato ucciso nello stesso periodo. Ogni mancata notizia di quello che realmente sta succedendo nei territori occupati rinforza l’apologia d’Israele che la violenza è un problema palestinese al quale Israele sta solo reagendo, ed aiuta ad incrementare l’ondata di violenza che Israele usa per mantenere la sua occupazione militare su piu’ di tre milioni di palestinesi nella loro terra.
Il Presidente Bush nel suo piano della roadmap riconosce che la violenza non puo’ essere fermata dai soli palestinesi. Questo, e’ perche’ nella prima fase del piano e’ citato che entrambe le parti Israele e Palestina devono fermare la violenza e gl’incitamenti ad essa. Dopo l’incontro ad Aqaba tra Bush, Sharon ed Abbas, comunque, sembra che questa parte essenziale della roadmap e la sua relativa applicazione della prima fase debba essere attuata solo dai palestinesi per lavorare contro la violenza.

Il 10 giugno Israele, nel bel mezzo degli accordi per la road map tenta d’assassinare il portavoce di Hamas. Lo stesso giorno, Ha'aretz, riporta che tank israeliani ed elicotteri aprono il fuoco su un’area residenziale palestinese nella Striscia di Gaza, uccidendo tre palestinesi e facendo 30 feriti. I morti identificati sono una ragazza di 16 anni ed un ragazzo di 19 anni, che vivevano nei campi profughi di Beit Hanoun e Jabaliya.

L’attenzione dei media però viene interamente riversata oggi sull’attacco suicida compiuto dai militanti di Hamas, che ha causato vittime civili israeliane. Attacco, comunque, da condannare per la violenza usata, ma questo non giustifica il ruolo dei media in questa vicenda . Ogni copertura e la mancata notizia di questi eventi non danno all’opinione pubblica la giusta visione dei fatti

Note:Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto d’osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it - sono utilizzabili liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice.


venerdì 29 agosto 2014

A proposito di Gramsci

Nel senso esteso della parola: PARTEGGIARE, essere di parte, sentirsi parte di un pensiero, un'opinione, un'idea, seppur scellerata e limitata, PARTEGGIARE è senso di appartenenza, per i più scaltri. Gramsci pose laquestione sulla pericolosità dell'indifferenza, del non vivere, dell'abulia che conquista chi non parteggia. Il senso letterale e l'armonia dello scritto affondano gli artigli sui privilegi che l'uomo difende, a dispetto del diritto di altri; vita ed egoismo compresi, nell'epoca in cui i soprusi e i tradimenti innalzarono lo spirito bigotto. Odio gli indifferenti di Gramsci, non è uno scritto da "leggere di passaggio" e neanche un salmo da recitare, è la linea che contempla l'artificioso sopravvivere e l'intensità del vivere, senza mai dimenticare il peso dell'indifferenza umana sulla storia. "Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti." L'indifferenza riflette sul vittimismo e trova le sue radici nell'assenza di principi. Parteggiare è già azione, ogni volta che prendiamo posizione siamo potenziali partigiani, con le proprie ragione e idee da cui non prenderemmo mai le distanze, specie quando la storia nasconde, insabbia, rabbuia il valore di un ideale. Il sentimento nasce quando obiettivi e principi esaltano, rinvigoriscono il senso di appartenenza, come disse anche Gaber, "a una razza che voleva spiccare il volo". "Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo." Crederci è l'unico imperativo dello scritto di Gramsci, andare fino in fondo e continuare a parteggiare, affinché il desiderio, l'ambizione di costruire la città futura non muoia con l'indifferenza.

(Antonio Recanatini)